Caldo infernale a Milano: le previsioni meteo in Lombardia. Quando finirà l’afa? La vera tregua è lontana

Picchi di quasi 40 gradi sulla regione con un diffuso e forte disagio da calore. Ma quando torneremo a respirare? Bisognerà attendere (almeno) l’arrivo del week-end

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Caldo infernale a Milano: le previsioni meteo in Lombardia. Quando finirà l’afa? La vera tregua è lontana

Picchi di quasi 40 gradi sulla regione con un diffuso e forte disagio da calore. Ma quando torneremo a respirare? Bisognerà attendere (almeno) l’arrivo del week-end

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Per approfondire:

Milano – Per chi è rimasto a Milano Lombardia saranno (ancora) giornate di caldo rovente. Nessuna tregua dall’afa almeno fino a dopo Ferragosto, che si preannuncia “infernale”. La domanda che tutti si pongono è solo una: quando si tornerà a respirare? La risposta non piacerà a molti: un lieve calo delle temperature ci sarà, ma si dovrà attendere ancora un po’, probabilmente oltre il week-end. 

Lombardia: la tregua? Un miraggio

Come ricordato da Arpa Lombardia sulla regione sino a domenica si rafforza infatti un promontorio anticiclonico di matrice subtropicale sul Mediterraneo centro-occidentale. Da lunedì una blanda ondulazione nordatlantica, allungandosi verso la Penisola Iberica e la Francia, farà cedere leggermente il promontorio anticiclonico sulle regioni italiane occidentali, tuttavia senza effetti significavi sulla Lombardia. Sulla regione quindi persistenti condizioni di tempo stabile, con al massimo qualche occasionale rovescio o temporale pomeridiano sui rilievi. Sulle pianure temperature in aumento con picchi di oltre 38 °C tra questo fine settimana e martedì prossimo, con un diffuso e forte disagio da calore.

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Le previsioni meteo per la Lombardia di martedì 13 agosto

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Oggi lunedì 12 agosto 

Stato del cielo: al mattino transito di sottili velature con ampi spazi di sereno, nel pomeriggio aumento della copertura per sviluppo di cumuli sui rilievi e per il passaggio di nuvolosità medio-alta a tratti compatta, in attenuazione in serata. Precipitazioni: possibili isolati piovaschi pomeridiani sui rilievi. Temperature: minime e massime stazionarie o in leggero aumento. In pianura minime attorno a 24 °C, massime attorno a 37 °C. Zero termico: attorno a 4700 metri. Venti: in pianura deboli di direzione variabile, in montagna a regime di brezza. Altri fenomeni: disagio da calore forte sulle pianure.

Domani martedì 13 agosto

Stato del cielo: sereno o poco nuvoloso per sviluppo di cumuli pomeridiani sui rilievi e passaggio di velature, a tratti più compatte Precipitazioni: assenti, salvo occasionali rovesci pomeridiani sui rilievi centro-orientali. Temperature: minime in lieve calo, massime stazionarie o in lieve aumento. Zero termico: attorno a 4500 metri. Venti: in pianura deboli di direzione variabile, in montagna a regime di brezza con locali rinforzi pomeridiani da sud. Altri fenomeni: disagio da calore forte sulle pianure.

Brescia bollino rosso, Milano arancione per tre giorni di fila

Secondo l’aggiornamento quotidiano del Bollettino sulle ondate di calore del Ministero della Salute, da oggi a mercoledì Brescia è da “bollino rosso”, Milano da “bollino arancione”Il “bollino rosso” (livello 3) indica condizioni di emergenza (ondata di calore) con possibili effetti negativi sulla salute di persone sane e attive e non solo sui sottogruppi a rischio come gli anziani, i bambini molto piccoli e le persone affette da malattie croniche. Il “bollino arancione” (livello 2) indica condizioni meteorologiche che possono rappresentare un rischio per la salute, in particolare nei sottogruppi di popolazione più suscettibili.

Tutti in attesa della goccia fredda

Ma cosa sta succedendo in questo periodo? Il Centro Meteo Italiano ricorda che un “robusto” anticiclone con componente di matrice africana si sta espandendo nel Mediterraneo ed Europa. E questo determina condizioni meteo che almeno fino al 15 agosto saranno per lo più stabili in Italia, a eccezione di qualche isolato temporale sui rilievi. Non andrà meglio sull’Europa continentale dove si registreranno valori anche di 10-12 gradi sopra media. Le previsioni confermano un cedimento dell’alta pressione sul Mediterraneo entro il prossimo weekend con l’inserimento di una goccia fredda, portando sull’Italia una attenuazione del caldo su valori più vicini alle medie del periodo e maggiore attività temporalesca, specie al Centro-Nord e sulla Sardegna.

Per non dimenticare


LA DEPORTAZIONE
I CAMPI DI STERMINIO
LE FOIBE

Lo spazio di una pagina web non è certo sufficiente per ricordare le sofferenze di una guerra. E’ certo però che il prezzo pagato dalla nostra città nel periodo bellico ci impone una riflessione.

Ora sappiamo che le angherie e le crudeltà trovano casa nella malvagità dell’uomo prima che nel colore delle bandiere sotto cui milita, per questo motivo ricorderemo sia le stragi naziste (campi di sterminio) che quelle comuniste (foibe).

Il nostro scopo non è quello di fomentare l’odio ma quello di mantenere vivo il ricordo di un orrore, di una vergogna. Orrore e vergogna che sono ora sentimenti di tutta l’umanità.
Noi vorremmo che i giovani, giungendo casualmente sul nostro sito, comprendessero che solo tramandando il ricordo di quegli orrori si potrà evitare che si ripetano.

 

I campi di sterminio nazisti


Mauthausen Concentration Camp Memorial

Una accurata documentazione sulle deportazioni nei campi nazisti si trova sul sito dell’A.N.E.D. Associazione nazionale ex deporati politici nei campi nazisti.
le cifre che ci forniscono sono drammaticamente eloquenti.
“Nel corso della Seconda guerra mondiale circa 40.000 italiani furono strappati dalle loro case dai militi della Repubblica Sociale o dalle truppe tedesche di occupazione e deportati nei Lager che i nazisti avevano allestito in tutta Europa per l’eliminazione fisica di milioni di uomini, di donne e di bambini: oppositori politici, ebrei, zingari, omosessuali, Testimoni di Geova. Dei deportati italiani, quasi 10.000 furono gli ebrei e circa 30.000 i partigiani, gli antifascisti, i lavoratori, questi ultimi arrestati in gran parte dopo gli scioperi del marzo 1944. Solo uno su 10 fece ritorno: il 90% finì i suoi giorni annientato dalla macchina hitleriana dello sterminio”
Sul sito si possono trovare fotografie, documenti storici, ricerche, links, bibliografia e filmografia.
L’ANED è un Ente Morale senza fini di lucro. La sua vita e le sue ricerche sono affidate al lavoro volontario e al sostegno di soci e amici.
(Le immagini sono tratte dal sito dell’Aned)

Nella nostra Milano è stata realizzato al Binario 21 della Stazione Centrale, il Memoriale della Shoah, per visitarlo occorre prenotare.

Vedi anche Deportati ALFA ROMEO – VALLETTI FERDINANDO, dirigente dell’Alfa Romeo e giocatore del Milan, che si salvò da Gusen proprio grazie al suo saper giocare al calcio.

Le foibe del Carso

 
dal sito Le foibe del Carso Triestino

“Le foibe». Un tempo la parola «foiba» apparteneva quasi esclusivamente al linguaggio degli abitanti del Carso, ai geologi, agli speleologi. Oggi è più conosciuta – ma non tanto – a seguito del lugubre significato di orrore e di morte. L’altipiano roccioso del Carso, che si estende su notevole parte della Venezia Giulia, è da paragonarsi ad una immensa groviera. Il suolo è costellato di numerose voragini – ne sono state contate 1700 – che sprofondano per centinaia di metri nelle viscere della terra, spesso percorse dalle acque. Appunto, le foibe, misteriose, impressionanti, impenetrabili. E accanto ad esse cavità di ogni genere, cunicoli, grotte, acque che scorrono fra tortuosi, profondi meandri. Alla fine dell’aprile 1945 le armate tedesche si arrendono e l’Italia, stremata e straziata, esce dal «tunnel» di una guerra disastrosa, ed esulta per la fine di tante sofferenze e per le prospettive di pace. Non così Trieste, l’Istria, le terre del confine orientale. Su di esse si avventano contro i patti, vide di conquista e di vendetta, le truppe partigiane del maresciallo jugoslavo Tito all’insegna della stella rossa. I neozelandesi, con insipiente imprevidenza degli alti comandi anglo-americani, arriveranno in ritardo e poi staranno a guardare. Trieste, l’Istria, Gorizia precipitano così dalla feroce oppressione nazista nell’altrettanto feroce oppressione slavo-comunista. Ai forni crematori e ai “lagher” della Germania subentrano le foibe e i «lagher» balcanici.”Sul sito Le foibe del Carso Triestino la dettagliata documentazione sul massacro di 10.000 persone, italiani di ogni estrazione: civili, militari, carabinieri, finanzieri, agenti di polizia e di custodia carceraria, fascisti e antifascisti, membri del Comitato di liberazione nazionale.

Un articolo su cui riflettere
da Il Nuovo del 25.1.2002

Le foibe sono tante, Auschwitz uno solo

di Adolfo Valente

 
Le foibe e i campi di concentramento nazisti non sono la stessa cosa.
Non perché non siano stati entrambi scenario di prevaricazione e massacro, di negazione dei diritti umani e di violenza. Non perché nei primi, come nei secondi, l’odio razziale e quello per “il diverso”, non abbiano esercitato tutta la propria arroganza. Non per questo insomma, ma proprio per questo. In entrambi, e il dato sembra ormai assodato, è stato esercitato il barbaro diritto del più forte. Del vincitore che ha tolto alle proprie vittime la libertà di pensare e parlare nel modo più vecchio del mondo: togliendogli quella di esistere. Quante volte questo sia accaduto, nella storia dell’umanità, è quasi impossibile da dire. La terra che pestiamo, è probabilmente la stessa dove lotte fratricide hanno seppellito i milioni di corpi di chi veniva considerato diverso, inferiore, o anche solo strano, e che un qualsiasi leader politico o religioso ha deciso di eliminare.
Le foibe, in questo, non rappresentano alcuna eccezione. Crateri naturali, ben nascosti, difficilmente accessibili, sembrano fatti apposta per farci sparire il cadavere di un avversario che si vuole eliminare senza troppo clamore. Chi le ha usate, ha ripetuto gesti e modalità vecchi come la Storia. Di posti così, sulla terra, ce ne saranno migliaia.
E l’odio degli uomini, dal Ruanda, alla Bosnia, non smette di crearne. I campi di concentramento nazisti ne sono un altro esempio. Ma non solo. Con le loro macabre costruzioni, l’agghiacciante precisione delle macchine che davano la morte, i forni, i campi di lavoro, la studiata pianificazione dell’umiliazione, e l’idea di “fredda ragioneria” dello sterminio che ne ispira la vista, sono diventati qualcosa di più: un simbolo.
A questa trasformazione, oltre allo scenario del quale sono circondati, hanno contribuito anche alcune circostanze contingenti: l’entrata nei campi di soldati americani muniti di cinepresa, che ha consegnato alla storia le immagini di quello scempio. La scelta di mantenere intatte alcune di quelle costruzioni, e altro ancora.
Di fatto, mentre le Foibe sono uno dei tanti luoghi dove l’intolleranza umana si è sfogata, i campi di concentramento sono ormai un monumento ai rischi del razzismo e della violenza. Perché siamo fatti così, e carichiamo simbolicamente oggetti e paesaggi perché ci servano di monito o lezione.
Perché vengono deposte corone di fiori davanti alla tomba del Milite ignoto, e non a quella del soldato semplice Ceccherini Beppe, o del milite scelto Capece Savatore. E le scolaresche, come accade per i campi di concentramento, visitano quella e non queste. Da noi invece, ognuno coltiva il proprio giardinetto privato.
E siccome Ceccherini è del Nord e Capace del Sud, l’uno o è stato ucciso dai tedeschi e l’altro dagli americani, il primo combatteva di qua e quell’altro di là, i militi ignoti dovrebbero essere due, tre, mille. E i campioni del “visto da destra” o “visto da sinistra”, devono esser sempre pronti a inforcar la penna. Così però, non è. Di fatto Auschwitz è un simbolo. E più passa il tempo, più lo diventa. E i bambini lo visitano non per imparare che i nazisti erano brutta gente, ma per capire che non si ammazza così una persona, e che nessuno, per quanto possa sembrarlo, è diverso. E perché è più facile impararlo lì, dove l’evidenza della cosa prende alla gola, che davanti a un buco nel terreno. E perché di quei buchi nel terreno, fatti da destra e fatti da sinistra, è pieno il mondo.
E i campi di concentramento, con le casette in fila perfetta costruite da buoni padri di famiglia tedeschi e i viali ordinati che finiscono nelle camere a gas ben pulite, stanno lì anche a testimoniare quanti rischi corre chi è incapace di astrarsi dai problemi contingenti, per leggere il messaggio della storia fuori dalle politiche di bottega.

NASCE IL GIARDINO DEI GIUSTI

MILANOMETROPOLI.COMIL GIARDINO DEI GIUSTI A MILANO 
 Venerdì 24 gennaio 2003 una giornata speciale al Monte Stella: viene inaugurato il Giardino dedicato dal Comune di Milano ai “Giusti di tutto il mondo” un luogo suggestivo che merita rispetto.
 
La cronaca di quel giorno:
Nasce a Milano il Giardino dei Giusti di tutto il mondo, l’inaugurazione al Monte Stella è avvenuta il 24 gennaio 2003. Sono stati piantati i primi tre alberi in onore di Moshe Bejski, Pietro Kuciukian, Svetlana Broz, fondatori dei Giardini dei Giusti di Gerusalemme, Yerevan e SarajevoL’idea di questo luogo di onore e memoria nasce da Gabriele Nissim, presidente del Comitato per la Foresta dei Giusti, che ha proposto di istituire i Giardini dei Giusti in ogni parte del mondo, per ricordare le persone comuni che hanno cercato di salvare degli esseri umani dalla persecuzione, che si sono opposti ai genocidi o alla cancellazione della loro memoria e verità.
Il primo Giardino dei Giusti è nato all’inizio degli anni ’60 a Gerusalemme, presso il Museo di Yad Vashem, per ricordare i non ebrei che hanno salvato degli ebrei durante la Shoah. L’artefice di questo progetto è stato Moshe Bejski, uno degli ebrei salvati da Oskar Schindler con la sua famosa lista. Per trent’anni Bejski ha cercato in tutto il mondo i salvatori degli ebrei per riconoscerli come giusti e piantare un albero per ciascuno di loro nel Giardino di Yad Vashem: accanto al ricordo delle vittime del Male Estremo ha voluto testimoniare il valore di coloro che hanno compiuto il Bene.
Gabriele Nissim ha raccontato la storia di Moshe Bejski e del primo Giardino dei Giusti ne libro Il Tribunale del Bene, edito da Mondadori, che uscirà in concomitanza con la ricorrenza del Giorno della Memoria, il 27 gennaio.
L’esempio di Yad Vashem è stato seguito da Pietro Kuciukian, che ha voluto ricordare i Giusti per gli armeni con un Giardino presso il Museo del Genocidio di Yerevan, in Armenia, e da Svetlana Broz, che ha proposto al Comune di Sarajevo la creazione di un Giardino dei Giusti per ricordare coloro che si sono opposti alla logica della pulizia etnica nella ex Iugoslavia, durante la guerra in Bosnia-Erzegovina.
Alla cerimonia di inaugurazione del “Giardino dei Giusti di tutto il mondo” al Monte Stella, ha presenziato il Presidente del Consiglio Comunale Giovanni Marra, Il presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Amos Luzzatto, l’Ambasciatore in Italia della Repubblica d’Armenia Gaghig Bagdassarian, Emanuele Fiano, consigliere comunale di Milano e Gabriele Nissim.
Il violinista Antonio Mastalli ha eseguito musiche di J.S. Bach.
 Nel corso di questi ultimi anni il Giardino dei Giusti si è arricchito anche di molte presenze italiane e milanesi.E’ in via di realizzazione il progetto di un nuovo spazio sempre a Montestella che consentirà ai visitatori di vedere e sostare in quel luogo, di assistere a conferenze e filmati.

In Europa è record di frodi sull’olio d’oliva: coinvolti numerosi produttori italiani

Nel primo trimestre di quest’anno, l’Unione Europea ha registrato un numero record di potenziali frodi sull’olio d’oliva e casi di etichettatura errata. Mentre nel 2018 l’UE aveva registrato solamente 15 casi di questo genere, il dato è salito a 50 per l’anno in corso. Tra la variazione del clima con eventi estremi e la pressione inflazionistica, che hanno spinto il costo dell’olio di oliva a salire vertiginosamente, questo mercato ha attirato numerosi truffatori. Ad esempio, cento chili di olio extra vergine di oliva di Jaén, in Spagna, costavano 787 euro nel novembre dello scorso anno, rispetto ai 262,50 euro di cinque anni prima. Con l’aumento del prezzo, è aumentato anche il numero di notifiche transfrontaliere dell’UE, che includono errori di etichettatura, potenziali frodi e casi di sicurezza che coinvolgono oli contaminati. Delle 182 notifiche di frode e non conformità dell’olio d’oliva inviate all’Unione dall’inizio del 2023 ad oggi, 54 riguardavano prodotti provenienti dall’Italia, 41 dalla Spagna e 39 dalla Grecia.

I casi in questione, analizzati in un approfondimento sul quotidiano britannico The Guardian – che cita dati rilasciati direttamente dall’Unione europea ai sensi delle leggi sulla libertà di informazione e non cita gli specifici nomi delle aziende coinvolte –, sono soltanto quelli segnalati dai Paesi membri alla direzione generale per la salute dell’UE, dal cui novero sono omessi quelli nazionali, il che spiega come la portata della frode sia probabilmente molto più alta. Sono stati attestati molti casi in cui l’olio extravergine di oliva è risultato adulterato, essendo stato mescolato con oli di qualità inferiore o più economica, nonché di casi in cui l’olio vergine di oliva era indebitamente etichettato come extravergine e diversi casi di etichette di origine fuorvianti o false. Sono inoltre emersi casi di oli contaminati da sostanze non autorizzate come pesticidi e oli minerali. In un caso, addirittura, è stato registrato il rinvenimento di frammenti di vetro nel prodotto. Nel luglio 2022 l’UE ha introdotto nuove norme sui controlli di conformità delle norme di commercializzazione dell’olio d’oliva, nonché sui metodi per analizzarlo, dunque l’aumento dei casi potrebbe essere direttamente ricollegato alla maggiore stretta attuata nell’ultimo biennio da parte delle autorità europee.

Per quanto concerne l’Italia, si evidenzia che, nel 2023, l’Ispettorato centrale per la tutela della qualità e la repressione frodi dei prodotti agroalimentari (ICQRF) ha effettuato un’importante operazione che ha portato al sequestro di 380 tonnellate di prodotti oleosi per un valore di oltre 2 milioni di euro in varie zone dello Stivale. Le indagini hanno rivelato la commercializzazione di oli etichettati falsamente come “extravergine” quando, in realtà, non lo erano. La Guardia Civil e i carabinieri italiani, alla fine dell’anno scorso, hanno scoperto numerose frodi grazie a operazioni congiunte, come l’operazione “Omegabad”, durante la quale sono state sequestrate grandi quantità di olio adulterato in stabilimenti di diverse località, incluse la Sicilia e la Toscana. Nella cornice dell’inchiesta, sono stati effettuati 11 arresti e sequestrati oltre 260mila litri di olio d’oliva.

Stefano Baudino

Da Mendrisio a Firenze per l’analisi dei modelli di Lorenzo Bartolini

Presso la Galleria dell’Accademia di Firenze è in corso un progetto di ricerca sui modelli in gesso dell’artista ottocentesco Lorenzo Bartolini. Un progetto che vede protagonista la SUPSI (Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana) di Mendrisio che ha sviluppato il processo diagnostico oggi utilizzato a Firenze.

Questo contenuto è stato pubblicato al27 luglio 2024 – 18:00

6 minuti

Marco Messina

La Galleria dell’Accademia di Firenze è uno dei luoghi più visitati del capoluogo toscano perché ospita una delle opere scultoree più celebri al mondo: il David di Michelangelo. Ma quel luogo è anche la sede della Gipsoteca Bartolini dove sono conservati i modelli in gesso delle opere di Lorenzo Bartolini, uno dei più grandi scultori italiani dell’Ottocento e considerato l’esponente più significativo del purismo italiano.

Nelle scorse settimane le opere contenute nella Gipsoteca sono state al centro di un lungo e meticoloso lavoro che ha visto protagonisti, oltre al museo fiorentino, la “Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato” e la SUPSI, la “Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana” di Mendrisio. Un lavoro che ha come scopo lo studio tecnico delle sculture in gesso del Bartolini.

Studiare i modelli in gesso per capire il processo creativo

“Il motivo per cui è nata questa collaborazione è che a Mendrisio stiamo svolgendo un progetto analogo sulle opere in gesso dello scultore svizzero Vincenzo Vela, finanziato dal Fondo Nazionale Svizzero”, ha spiegato a tvsvizzera.it Alberto Felici che è il curatore del progetto fiorentino per SUPSI nonché docente-ricercatore in Conservazione e restauro presso la Scuola di Mendrisio.

Il progetto dell’analisi tecnica delle opere in gesso di Bartolini a Firenze, dunque, utilizza il know-how e l’approccio sviluppato in Svizzera. “L’obiettivo, in entrambi i casi, è quello di studiare come sono fatti questi modelli in gesso”, spiega ancora Felici.

Ma perché è importante effettuare l’analisi di questi modelli? “Un modello in gesso è un’opera che lo scultore realizzava per trasferire la forma dall’argilla al marmo. Si tratta di un passaggio tecnico che consentiva all’artista e ai suoi collaboratori di poter realizzare l’opera finita in marmo. Ma questo processo è frutto di un lavoro di equipe che vedeva protagonista tutta la bottega dell’artista. L’analisi dei modelli in gesso ci farà capire il processo di realizzane dell’opera”, spiega Felici.

Insomma, nel processo di creazione di un’opera d’arte, l’artista rappresentava una sorta di direttore d’orchestra che coordinava il lavoro dei suoi collaboratori per poi entrare in gioco direttamente in alcune fasi, quelle in cui apponeva il suo tocco. E dunque uno degli obiettivi dell’analisi è quello di comprendere quali sono le differenze nel passaggio dal gesso al marmo così da conoscere il grado di intervento dell’artista sia nella fase iniziale che quella finale sul marmo. Un altro obiettivo del lavoro di analisi dei modelli in gesso di Bertolini è capire come sono fatti con esattezza questi modelli che all’interno contengono armature in ferro, in legno o in canna e in generale altri materiali.

Il know-how innovativo sviluppato a Mendrisio

Questo tipo di approccio all’analisi delle opere in gesso di Bartolini nasce da un incontro durante un convegno su Vincenzo Vela tra lo stesso Alberto Felici e l’allora direttrice della Galleria dell’Accademia di Firenze Cecilie Hollberg. “Durante quel convegno – racconta il dottor Felici – nasce l’idea di realizzare uno studio parallelo qui a Firenze rispetto al progetto Vela di Mendrisio. Questo perché la SUPSI ha messo a punto questa metodologia di lavoro e l’approccio alla diagnostica che rendono possibile il raggiungimento di risultati tanto importanti”.

In altri termini, la tecnica diagnostica sviluppata a Mendrisio non è particolarmente innovativa o peculiare. “Ciò che trovo essere molto innovativo è l’approccio sviluppato alla SUPSI, il metodo con cui si procede allo studio di queste opere: partendo dalle conoscenze storico-archivistiche, mettendo insieme le osservazioni dirette sugli oggetti in gesso e passando poi alla diagnostica scientifica vera e propria si crea quell’insieme di informazioni che servono poi a raggiungere le conclusioni che sono lo scopo di queste ricerche”, conclude Felici.

Dalle radiografie ai modelli 3D

E dunque, in cosa consistono le analisi diagnostiche effettuate sulle opere di Bartolini? “Una delle tecniche utilizzate è quella della radiografia”, spiega a tvsvizzera.it Eleonora Pucci, Funzionaria Restauratrice del museo fiorentino. “Le radiografie sono state svolte in notturna e servono per vedere la composizione interna di queste opere e i materiali che esse contengono”. Insomma proprio come le radiografie che effettuiamo noi esseri umani.

FONTE

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Tabloid N° 140 —  28 Luglio 2024


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fonte

Sono quasi 50 milioni le persone che si trovano in schiavitù nel mondo

Almeno 12 milioni sono i minori che si trovano in condizioni di sfruttamento e angherie, in moltissime forme. Cosa dicono i dati di Save The Children

Giuseppe Marinaro25 luglio 2024

AGI – Sono quasi 50 milioni le persone vittime di varie forme di schiavitù moderna, di cui oltre 12 milioni i minorenni, soprattutto nelle forme di lavoro forzato – che comprende quelle ai fini di sfruttamento sessuale, lavorativo e attività illecite – e matrimoni forzati, con un trend in crescita. Tra i minori, 3,3 milioni sono coinvolti nel lavoro forzato, in prevalenza per sfruttamento sessuale (1,69 milioni) o per sfruttamento lavorativo (1,31 milioni) – in ambiti quali lavoro domestico, agricoltura, manifattura, edilizia, accattonaggio o attivatà illecite – mentre 320 mila risultano sottoposti a lavoro forzato da parte degli Stati, come detenuti, dissidenti politici, o appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate. I minorenni vittime di matrimoni forzati sono 9 milioni. Emerge dalla XIV edizione del rapporto “Piccoli Schiavi Invisibili”, con il quale Save the children, in vista della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani che si celebra il 30 luglio, accende i riflettori su un fenomeno sommerso e pone attenzione alla protezione e alla tutela dei minori.

I matrimoni forzati

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Interessano maggiormente l’Asia Orientale (14,2 milioni di persone coinvolte nel 2021, più del 66% dei casi stimati), seguita a distanza dall’Africa (3,2 milioni di persone coinvolte, 14,5%), dall’Europa e Asia Centrale (2,3 milioni di persone, 10,4%). La maggior parte dei matrimoni forzati è organizzata dai genitori delle vittime (nel 73% dei casi) o da parenti stretti (16%) e spesso si lega a situazioni di forte vulnerabilità, quali servitù domestica o sfruttamento sessuale.

Aumentano le vittime tra i 9 e i 17 anni

Considerando la tratta e lo sfruttamento, nel 2020, l’anno della pandemia, sono state identificate 53.800 vittime; tra quelle per cui è stato possibile stabilire genere ed eta’, il 35% e’ costituito da minorenni (18% femmine e 17% maschi). Queste cifre rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio e sommerso. Se consideriamo un lasso di tempo piu’ ampio, che va dal 2011 al 2021, complessivamente, poco più di un quarto (26,2%) delle vittime identificate sono bambine, bambini o adolescenti. La fascia di eta’ in cui si stima il maggior numero di vittime e’ quella compresa tra i 9 e i 17 anni (21,8%). Identificare le persone vittime di tratta e di sfruttamento e supportarle nella fuoriuscita da questa condizione e un’azione molto complessa a causa della marginalizzazione estrema e dell’isolamento a cui queste vengono costrette dalle reti criminali o da singoli trafficanti e sfruttatori. Le vittime di tratta e sfruttamento sono spesso invisibili e aiutarle nell’emersione diventa ancora più complesso se si tratta di minori soli, indifesi, vessati da violenze fisiche o psicologiche e costretti a ripagare un debito sotto continue minacce, coercizioni e inganni.

Quest’anno il Dossier restituisce voce alle vittime minorenni, prese in carico dal sistema nazionale anti-tratta, incontrate nei progetti di Save the Children o ancora nelle case di accoglienza per minori non accompagnati in Italia, raccontando le loro storie, dai tratti comuni e allo stesso tempo uniche. Storie di assenza, di sogni rubati, di fiducia tradita, di violenze subite, fino all’emersione e al riscatto. Abdoulaye, 16, guineano, fuggito da maltrattamenti e vessazioni da parte degli adulti di riferimento. Convinto da un amico a inseguire il sogno di studiare e diventare calciatore in Europa, lascia il suo Paese passando dal Mali, attraversa il deserto, arriva in Algeria, dove subisce torture, violenze e abusi da parte di uomini in divisa. Anche in Europa cade nella rete di un trafficante, che lo spinge ad andare in Francia, ma alla frontiera viene bloccato e rispedito in Italia con un documento attestante la maggiore età. Oggi è in Italia, in un centro per minori e ha iniziato a studiare. “Mi sento a casa in Italia. Da quando sono qui, vado a scuola. Gioco a pallone. I miei sogni hanno iniziato a realizzarsi. Volevo studiare e giocare a pallone… Per il mio futuro in Italia, voglio giocare nella Nazionale. E’ il mio sogno… Quello che ho passato io non lo augurerei al mio peggior nemico”.

Schivitù e sfruttamento dei minori
Save The Children – Gianfranco Ferraro – Schivitù e sfruttamento dei minori

Anche in Europa…

Il fenomeno della tratta e dello sfruttamento non risparmia L’Europa e neanche l’Italia. Nel quinquennio 2017-2021 in Europa sono state circa 29 mila le vittime di tratta registrate nel database del Counter Trafficking Data Collaborative. In Europa, in poco piu’ di un caso su due, la tratta avviene per sfruttamento lavorativo (53% delle vittime) e nel 43% dei casi per sfruttamento sessuale, mentre il restante 4% riguarda altre forme di sfruttamento (come accattonaggio o attività illecite). Nella maggior parte dei casi, le vittime di tratta sono persone adulte (84%), di sesso femminile (66%), ma una percentuale significativa e’ composta da minorenni (il 16% delle vittime). Tra i più piccoli, fino agli 11 anni di eta’, le vittime sono quasi in egual misura sia bambini che bambine, mentre in tutte le altre fasce d’eta’ la prevalenza di sesso femminile e’ netta (con un picco del 77% di ragazze nella fascia d’età fra i 15 e i 17 anni). I bambini e le bambine vittime della tratta sono maggiormente soggetti a forme di abuso psicologico, fisico e sessuale rispetto alle vittime adulte. In particolare, il 69% dei minori subisce una forma di controllo psicologico, il 52% e’ minacciato e ingannato attraverso false promesse, mentre un 46% e’ soggetto a controllo fisico.

… e in Italia

Sebbene i flussi migratori dalla Nigeria abbiano subito un forte calo, la nazionalità nigeriana si conferma sul territorio italiano la principale per numero di nuove valutazioni (25,2%), seguita da quella ivoriana (13,6%) e marocchina (11,2%). Come evidenziano i dati, spesso le forme di controllo esercitate dai trafficanti sui bambini e gli adolescenti si sovrappongono tra loro, creando una rete fittissima dalla quale è estremamente difficile liberarsi. In Italia dal primo gennaio al 31 maggio 2024 il Numero verde nazionale in aiuto alle vittime di tratta e grave sfruttamento ha svolto 1.150 nuove valutazioni con potenziali vittime di tratta.

Precious, 19 anni

La giovane nigeriana è fuggita da un matrimonio forzato cui era destinata per ripagare un debito, violentata e chiusa in una stanza per molto tempo da un uomo molto più grande di lei. Appena le è stato prospettato di andare in Europa per studiare si è detta “Va bene, ci andrò. Non voglio sposare questo vecchio. Qualsiasi cosa mi faccia evitare di sposarlo e di rimanere in questo posto, in Nigeria, va bene”. Tramite una donna, conosce chi l’aiuta ad arrivare in Libia, dove però si ritrova in mezzo a tanti uomini e apprende l’amara verità di essere lì per essere forzata alla prostituzione. “Quella donna mi aveva mentito. Allora ho pianto. Ho detto che non potevo vivere questo tipo di vita. Ho lasciato la Nigeria per lo stesso motivo. Piangevo. Ho detto: “No, non posso restare in questo posto”.

La punta dell’iceberg

I minorenni valutati in questi primi cinque mesi del 2024 sono stati 62, il 5,4% del totale, di cui il 62,7% di genere maschile e il 37,3% femminile. L’81,3% dei minori valutati è nella fascia 16-18 anni. I Paesi di origine prevalenti sono Tunisia (19,4%), Bangladesh e Pakistan (11,3%), Costa d’Avorio (12,9%), Nigeria (9,7%), Egitto (8,1%), Sierra Leone e Guinea (6,5%), Gambia (4,8%). Nello stesso periodo, i servizi anti-tratta hanno preso in carico 320 vittime, di cui il 55,3% femmine, il 40,3% maschi e il 4,4% persone transgender. Gli ambiti di sfruttamento sono quello lavorativo per il 33,1% dei casi, sessuale per il 25% e i matrimoni forzati per il 3,4%. I minorenni presi in carico sono 14, di questi 9 i ragazzi e 5 le ragazze; 25 inoltre stanno ancora attraversando una fase di valutazione del caso. Le agenzie dell’Onu Ilo e Oim sottolineano il nesso tra flussi migratori, mancanza di canali migratori sicuri e regolari e tratta di persone. La mancanza di canali di accesso sicuri e regolari realmente accessibili creano il presupposto affinché le persone migranti ricorrano ai trafficanti per attraversare le frontiere transnazionali, esponendosi al pericolo di essere intercettate anche dalle organizzazioni criminali internazionali legate alla tratta di esseri umani. – In questi casi, la tratta di persone e il traffico di migranti si intersecano e la persona migrante, trovandosi in una particolare situazione di vulnerabilità, risulta esposta al rischio di varie forme di sfruttamento nei Paesi di transito e di arrivo.

“Non possiamo chiudere gli occhi – è l’appello di Raffaela Milano, direttrice ricerca e formazione di Save the Children – di fronte al fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile, un dramma diffuso nel mondo, ma presente anche nel nostro Paese. Parliamo di bambini, bambine e adolescenti traditi dal mondo degli adulti che ha abusato della loro fiducia e calpestato i loro sogni. Questo Dossier è dedicato alle storie dei minori vittime di tratta e sfruttamento accolti nel circuito di protezione italiano. Sono solo una minima parte – la punta dell’Iceberg – di un fenomeno sommerso, ampio e diffuso. Siamo convinti che l’ascolto delle loro storie – il punto di vista delle vittime – possa aiutarci a conoscere meglio questa terribile piaga per rafforzare le reti di prevenzione e contrasto. Quello della tratta e dello sfruttamento e’ un fenomeno che cambia molto rapidamente. Solo un anno fa, il rapporto ‘Piccoli Schiavi invisibili’ squarciava il velo sulla condizione dei figli e delle figlie dei braccianti che lavorano nei terreni agricoli di Ragusa e Latina, mettendo in luce una condizione di sfruttamento portata oggi alle cronache a seguito della morte di Satnam Singh“.

“L’Italia potenzi il suo impegno”

Save the Children chiede a tutte le istituzioni competenti di potenziare l’impegno per contrastare la tratta degli esseri umani, con particolare attenzione nei confronti delle vittime minorenni. Cosi’, risulta necessario procedere nella attuazione e nell’aggiornamento delle azioni previste dal Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani 2022-2025, nonché rafforzare l’impegno per approfondire i fenomeni emergenti sulla tratta dei minori, includendo nuove forme di tratta e sfruttamento come l’e-trafficking, lo sfruttamento all’interno delle case e in luoghi chiusi (indoor), il coinvolgimento in attività illecite, lo sfruttamento multiplo o quello negli insediamenti informali, anche al fine di aggiornare gli indicatori di tratta e sfruttamento minorile e individuare le zone territoriali maggiormente colpite dal fenomeno. L’Organizzazione, inoltre, invita a garantire che le procedure di referral per l’identificazione dei e delle minori vittime di tratta siano messe in atto all’arrivo, nei luoghi di frontiera, nei casi di rintraccio sul territorio nazionale e in fase di prima e seconda accoglienza, per un accesso rapido a servizi di protezione, assistenza e integrazione appropriati e per un accompagnamento multidimensionale (sociale, sanitario, legale, educativo) che risponda in modo puntuale ai bisogni dei minori stranieri, soprattutto i minori non accompagnati

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FONTE: AGI

Bellezza: come prendersi cura del viso

La bellezza del viso è un aspetto fondamentale della cura personale e
rappresenta una preoccupazione comune per molte persone. La pelle del viso,
essendo costantemente esposta agli agenti esterni, necessita di particolare
attenzione e cura per mantenersi sana e luminosa. In un’epoca in cui la routine
di skincare è diventata una vera e propria scienza, è importante comprendere
come prendersi cura del proprio viso in modo efficace e sostenibile.
L’importanza della cura del viso va oltre l’estetica; infatti, una pelle ben curata
riflette uno stato di salute generale e può influire positivamente sull’autostima
e sul benessere psicologico. Un’adeguata routine di cura del viso aiuta a
prevenire l’invecchiamento precoce, a ridurre le imperfezioni e a proteggere la
pelle dai danni ambientali.
Prendersi cura del viso non significa solo utilizzare prodotti cosmetici, ma
anche adottare uno stile di vita sano che includa una dieta equilibrata, una
buona idratazione e un sonno adeguato. Inoltre, la conoscenza dei propri tipi di
pelle e delle loro specifiche esigenze è fondamentale per scegliere i trattamenti
e i prodotti più appropriati.

La detersione: il primo passo essenziale
La detersione è il primo e più importante passo nella routine di cura del viso.
Rimuovere le impurità, il sebo in eccesso e il trucco accumulati durante la
giornata è fondamentale per mantenere la pelle pulita e prevenire la
formazione di imperfezioni. La scelta del detergente giusto deve essere basata
sul proprio tipo di pelle: un detergente schiumogeno è ideale per le pelli
grasse, mentre un detergente cremoso è più adatto alle pelli secche e sensibili.
La detersione deve essere effettuata due volte al giorno, al mattino e alla sera.
La mattina, per rimuovere i residui di prodotti applicati la sera precedente e
preparare la pelle ai trattamenti successivi. La sera, per eliminare tutte le impurità accumulate durante la giornata. È importante utilizzare acqua tiepida,
in quanto l’acqua troppo calda o troppo fredda può irritare la pelle.

Esfoliazione: rinnovare la pelle
L’esfoliazione è un passaggio fondamentale per rimuovere le cellule morte
della pelle e favorire il rinnovamento cellulare. Questo processo aiuta a
mantenere la pelle liscia e luminosa, prevenendo la formazione di punti neri e
migliorando l’assorbimento dei trattamenti successivi.
Esistono due tipi principali di esfolianti: fisici e chimici. Gli esfolianti fisici
contengono particelle abrasive che rimuovono meccanicamente le cellule
morte, mentre gli esfolianti chimici utilizzano acidi (come l’acido salicilico o
l’acido glicolico) per dissolvere le cellule morte senza sfregamenti.
L’esfoliazione deve essere effettuata con moderazione: per le pelli normali e
grasse è consigliata due volte alla settimana, mentre per le pelli sensibili è
meglio limitarsi a una volta alla settimana. È essenziale scegliere un esfoliante
adatto al proprio tipo di pelle per evitare irritazioni e danni.

Idratazione: nutrire e proteggere
Dopo la detersione e l’esfoliazione, la pelle ha bisogno di essere idratata per
mantenere il suo equilibrio idrolipidico. L’idratazione è fondamentale per
mantenere la pelle morbida, elastica e protetta dalle aggressioni esterne. La
scelta della crema idratante deve tenere conto delle specifiche esigenze della
propria pelle.
Per le pelli secche, sono ideali le creme ricche e nutrienti, mentre per le pelli
grasse o miste sono più indicate le formule leggere e oil-free. Le pelli sensibili
necessitano di prodotti ipoallergenici e privi di profumi per evitare irritazioni.
Un prodotto sempre più popolare per l’idratazione è siero illuminante per il
viso.

. Questo tipo di siero, arricchito con ingredienti attivi come la vitamina C,
aiuta a uniformare il tono della pelle, donandole un aspetto radioso e sano.

L’idratazione deve essere un passaggio quotidiano della routine di cura del
viso, sia al mattino che alla sera. È importante applicare la crema idratante o il
siero sulla pelle ancora leggermente umida, per favorire una migliore
penetrazione degli attivi.

Protezione solare: una difesa quotidiana
La protezione solare è uno degli aspetti più cruciali della cura del viso. I raggi
UV sono tra i principali responsabili dell’invecchiamento precoce della pelle e
possono causare danni significativi, tra cui le macchie solari e il melanoma.
Pertanto, l’uso quotidiano di una crema solare con un adeguato fattore di
protezione (SPF) è indispensabile per mantenere la pelle sana e giovane.
La crema solare deve essere applicata ogni mattina, anche nelle giornate
nuvolose o durante l’inverno, e deve essere riapplicata ogni due ore in caso di
esposizione diretta al sole. È importante scegliere una protezione solare che
offra una copertura ad ampio spettro, proteggendo sia dai raggi UVA che UVB.
Per chi desidera un prodotto multifunzionale, esistono creme idratanti e
fondotinta con SPF integrato, che combinano la protezione solare con
l’idratazione o la copertura delle imperfezioni.

Trattamenti specifici: affrontare le esigenze della pelle
Oltre alla routine di base, è possibile integrare trattamenti specifici per
affrontare esigenze particolari della pelle. Questi trattamenti includono
maschere, sieri, e peeling che offrono benefici mirati, come l’idratazione
intensa, la riduzione delle rughe, la lotta contro l’acne o l’iperpigmentazione.
Le maschere per il viso sono un ottimo modo per fornire un boost di nutrienti
alla pelle. Possono essere utilizzate una o due volte alla settimana, scegliendo
formulazioni che rispondano alle proprie necessità. Ad esempio, una maschera
all’argilla è ideale per purificare la pelle grassa, mentre una maschera idratante
a base di acido ialuronico è perfetta per le pelli secche.

I sieri, come il siero illuminante per il viso, sono concentrati di attivi che
penetrano in profondità nella pelle per trattare specifici problemi. Possono
essere utilizzati quotidianamente, prima della crema idratante, per
potenziarne gli effetti.
I peeling chimici, se utilizzati correttamente, possono aiutare a rinnovare la
pelle, riducendo l’aspetto delle macchie scure e migliorando la texture
complessiva. Tuttavia, è importante seguire le indicazioni di un dermatologo
per evitare danni alla pelle.

Si avvicina lo scenario impensabile di 1 bambino su 2 con autismo negli Stati Uniti

Il tasso di 1 su 36 è l’ultimo dato ampiamente riportato dai media ormai da più di un anno.

Ma quel tasso è obsoleto di circa quattro anni: infatti il CDC deve ancora pubblicare i risultati del suo sondaggio ADDM Network del 2022 e, quando lo farà, probabilmente entro la fine dell’anno o all’inizio del prossimo, il tasso sarà ancora obsoleto di almeno due anni.

Di questo passo, è del tutto possibile che la previsione della Dott.ssa Stephanie Seneff secondo cui la metà dei bambini in negli Stati Uniti potrebbe essere diagnosticato l’ASD entro il 2032 potrebbe diventare realtà: poiché la previsione di Seneff sembra sempre meno fantascienza e gli Stati Uniti si avvicinano sempre più a una pietra miliare dell’autismo che verrebbe certamente definita catastrofica (accettando anche che 1 bambino autistico su 36 non sia abbastanza catastrofico …), saremo portati ad immaginare che i medici, gli scienziati e i funzionari della sanità pubblica, così come i leader politici, i media e la popolazione in generale, siano alla disperata ricerca di cosa si nasconde dietro questa epica epidemia.

Ma non è così, purtroppo!

La cosa migliore che si può sentir dire oggi sulla crescita dell’autismo è che le ragioni di ciò “non sono completamente comprese e sono probabilmente complesse”.

Ma la cosa più strana in assoluto è la generale mancanza di interesse o addirittura curiosità nei confronti di questa vera e propria “epidemia”: in questo caso non sembra esistere alcuna emergenza sanitaria che spinga qualcuno a cercare di capirne le cause.

L’unica cosa che accade è che si parla molto di “consapevolezza dell’autismo”. Quest’anno le Nazioni Unite hanno addirittura proclamato una Giornata mondiale della sensibilizzazione sull’autismo, il 2 aprile: In tal senso, sembra esserci più che altro un movimento sociale per NORMALIZZARE l’autismo e accettare il disturbo neuro-immune caratterizzato da infiammazione cronica semplicemente come una variazione genetica, introducendo definizioni innovative e devianti per definire questa condizione come “neurodivergente” o “neurodiverso”.

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