Diario sotto le bombe – Cinque anni di guerra di un adolescente

Il “Diario sotto le bombe” alla Cascina Linterno

Il libro ripercorre cinque anni di guerra di un adolescente tra il 1940 e il 1945

Milano, ottobre 2024“Diario sotto le bombe – Cinque anni di guerra di un adolescente” (Segni e Parole), il libro che ripercorre i tragici anni dal 1940 al 1945 raccontati da un punto di vista particolare (quello di un ragazzinoche all’epoca aveva solo 10-15 anni), sarà presentato domenica 27 ottobre, alle ore 16, alla Chiesetta di Cascina Linterno (via Fratelli Zoia, 194 – Parco delle Cave, Milano).

Il diario è stato scritto da Paolo Grassi, che durante la Seconda guerra mondiale annotò le sue vicende personali intrecciandole con i momenti che sconvolsero il mondo.

Diario sotto le bombe, pubblicato postumo,ripercorre i cinque anni più tragici della storia italiana – dallo scoppio della guerra alla caduta del fascismo, dalla sanguinosa occupazione nazista fino alla Liberazione – visti con gli occhi di un ragazzino costretto dagli eventi a crescere troppo in fretta. Pur tra violenze di ogni tipo, dalle pagine emerge il desiderio di vivere, il mantenimento dei valori, la ricerca – per quanto possibile – di una “normalità” adolescenziale, che fa però presto spazio alla consapevolezza, all’indignazione per gli orrori quotidiani. Diario sotto le bombe è un libro appassionato e appassionante dal quale emergono storie lontane, da non dimenticare mai.

Il libro è ambientato prima a Milano e successivamente a Lumellogno, alle porte di Novara, dove l’autore fu costretto a sfollare dai nonni dopo che la sua casa milanese venne distrutta dai bombardamenti.

“Sono molto felice di presentare il libro alla Cascina Linterno – dichiara il figlio dell’autore e curatore del libro Davide Grassi – Consiglio la lettura del Diario sotto le bombe soprattutto ai giovani. Aiuta infatti a comprendere la storia in modo semplice e immediato perché raccontata da chi all’epoca aveva più o meno la loro età. Coltivare la memoria e conoscere il passato è fondamentale per costruire il futuro senza ripetere gli stessi errori. Questo libro lo considero un testimone che ho ricevuto da mio padre e voglio trasmettere alle nuove generazioni”.

Ufficio Stampa: Paola Ferrarini, timeforpress@gmail.com, cell. 348.8900152

Sagra di Baggio 2024

Gli Amici della Cascina Linterno (Linterno AgriCultura) invitano tutta la Cittadinanza alla tradizionale Sagra di Baggio promossa dal Municipio 7 e dal Comune di Milano, in collaborazione con i Gruppi e le Associazioni di Volontariato operanti sul TerritorioDomenica 20 Ottobre 2024 – 396.a Edizione – Progetto AgriCultura – Cultura del Territorio Dall’alba al tramonto, nella “Piazzetta” di Via Forze Armate, 400 Tradizionale gazebo “Linterno per sempre”, presentazione del libro “Milano Metropoli Rurale – storia, attualità e la strategia Cascina Linterno”, delle attività e dei progetti degli Amici Cascina Linterno per una corretta e consapevole conoscenza della bellezza storica, agricola, culturale ed ambientale del nostro Territorio. Molto è stato fatto; ma moltissimo ancora resta da fare per offrire alla Cittadinanza occasioni di incontro e di confronto stimolanti, in un ambiente sereno e costruttivo. Abbiamo bisogno dell’aiuto e dell’esperienza di tutti per nuove idee, per nuovi stimoli, per meglio operare. Associatevi e partecipate quindi attivamente alle iniziative di Cascina Linterno Autobus 67 da M1 “Bande Nere” e Autobus 58, 63 e 76 da M1 “Bisceglie”Info: 334 7381384 – www.cascinalinterno.it – email: amicilinterno@libero.it – info@cascinalinterno.itFacebook: Cascina Linterno (Linterno AgriCultura) – Instagram: Cascina Linterno  

ISRAELE ARRESTA JEREMY LOFFREDO

Quando non riesce a centrarli con una bomba, li arresta. È il modus operandi di Israele con i giornalisti che riportano la verità (almeno 128 giornalisti assassinati nell’ultimo anno). Il reporter di The Grayzone, Jeremy Loffredo, è stato incarcerato per aver divulgato informazioni sugli attacchi iraniani. Le accuse derivano dal rapporto di Jeremy per The Grayzone che mostra le conseguenze degli attacchi iraniani contro obiettivi militari e di intelligence all’interno di Israele, stessi luoghi apertamente menzionati in servizi trasmessi su ABC News e PBS, nessuna delle quali al momento affronta simili accuse. Il giudice che supervisionava il caso di Jeremy lo aveva scagionato ordinandone il rilascio, ma la polizia ha fatto ricorso contro la decisione. Ufficialmente la polizia lo sta trattenendo “per sospetto di gravi reati contro la sicurezza per aver postato pubblicamente le posizioni dei lanci di missili vicino o all’interno di strutture di sicurezza sensibili, con l’obiettivo di portarle a conoscenza del nemico e quindi assisterlo nei suoi attacchi futuri.” Le dichiarazioni di The Grayzone: “Respingiamo inequivocabilmente queste accuse scandalose della polizia israeliana. Sosteniamo il legittimo reportage di Jeremy. L’affermazione che Loffredo e The Grayzone rappresentino il nemico di Israele in tempo di guerra suggerisce semplicemente che il governo israeliano vede il popolo americano e la libera stampa come un obiettivo legittimo. Noi non rappresentiamo nessun altro. Combatteremo queste accuse e vi chiediamo di contattare il Dipartimento di Stato e di sollecitarlo ad agire in difesa del loro cittadino detenuto in Israele. Gli Stati Uniti hanno l’obbligo di difendere i loro giornalisti che stanno semplicemente rispettando il loro obbligo etico di informare il pubblico dei fatti pertinenti.” Intanto uno dei colleghi di Jeremy ha pubblicato un resoconto straziante dell’arresto e degli abusi subiti dalle autorità israeliane: “I soldati hanno chiesto illegalmente ai giornalisti di consegnare i loro telefoni e, quando si sono rifiutati, hanno puntato una pistola contro uno dei giornalisti, lo hanno colpito con le mani e con la canna di una pistola, poi lo hanno trascinato fuori dall’auto e lo hanno sbattuto sul cemento. Quando è stato steso a terra, gli hanno puntato 2 pistole alla testa. Il resto dei giornalisti è uscito dall’auto e i militari l’hanno perquisita, confiscando telefoni, macchine fotografiche e oggetti personali […] Gli altri quattro giornalisti sono stati ammucchiati uno sopra l’altro in una jeep militare e portati in una base militare. Lì sono stati tenuti bendati e ammanettati sul pavimento per due ore, mentre venivano insultati e interrogati dai soldati. I soldati hanno detto alla fotografa israeliana che meritava di essere violentata da Hamas. […] Alla stazione, i giornalisti sono stati costretti a farsi fotografare davanti a una bandiera israeliana con uno slogan nazionalista, mentre gli ufficiali li insultavano. Un giornalista è stato minacciato di violenza fisica per aver sorriso.” E gli Stati Uniti muti, in barba allo US Code Title 22, Chapter 23:

Ogni volta che viene reso noto al Presidente che un cittadino degli Stati Uniti è stato ingiustamente privato della sua libertà da o sotto l’autorità di un governo straniero, sarà dovere del Presidente chiedere immediatamente a quel governo le ragioni di tale reclusione; e se ciò sembra illegittimo e in violazione dei diritti della cittadinanza americana, il Presidente chiederà immediatamente il rilascio di tale cittadino, e se il rilascio così richiesto viene irragionevolmente ritardato o rifiutato, il Presidente utilizzerà tali mezzi, che non equivalgano a Atti di guerra e non altrimenti vietati dalla legge, che riterrà necessari e opportuni per ottenere o effettuare la liberazione; e tutti i fatti e i relativi procedimenti saranno comunicati dal Presidente al Congresso non appena possibile.

Dalla più grande democrazia del Medio Oriente è tutto.

fonte

‌IL DIRITTO INTERNAZIONALE NON ESISTE

Lorenzo Maria Pacini per Strategic Culture Foundation – traduzione a cura di Old Hunter

Per quanto tempo ancora permetteremo agli Stati Uniti e ai loro vassalli di dettare le regole in base alle quali giudichiamo il mondo? C’è una storia di un professore all’Università che alla prima lezione di Diritto Internazionale debuttò di fronte ai suoi studenti dicendo: “Il Diritto Internazionale non esiste!”. Gli studenti erano molto perplessi: alcuni rimasero in silenzio per diversi minuti, altri iniziarono a parlare sottovoce commentando le sue parole, e alcuni lasciarono la classe pensando che il professore fosse pazzo. Una ragazza alzò la mano e chiese: “Professore, cosa intende dire? Questa è una lezione di Diritto Internazionale e lei è un insegnante esperto in questa materia, è ovvio che il Diritto Internazionale esiste”. Il professore ripeté con più serietà: “Il Diritto Internazionale non esiste!” E iniziò il corso con questa premessa, spiegando in dettaglio il significato di queste parole molto forti ma ugualmente giustificate.

Il golpe di Mani Pulite ha partorito la Seconda Repubblica nelle mani di Israele

di Cesare Sacchetti

Lo scorso lunedì se qualcuno fosse passato dalla parti del ghetto ebraico a Roma avrà probabilmente pensato di aver sbagliato strada.

Talmente alta era la concentrazione di politici, di esponenti del governo, delle regioni e dei comuni che ad un certo istante a chi ha visto tale raduno di personaggi sarà sembrato di essere finito dentro Montecitorio nel corso di una seduta a camere unite per l’elezione del capo dello Stato.

E invece non c’era nulla di tutto questo. Si era nella storica sinagoga ebraica di Roma, in una delle zone più antiche di Roma, a pochi passo da largo Arenula, e roccaforte di molti noti personaggi di origine ebraica, quali, ad esempio, il noto volto di La7, Enrico Mentana, che vive assieme alla sua compagna, Francesca Fagnani, proprio nel ghetto ebraico.

L’occasione era la celebrazione del 7 ottobre del 2023, quando Hamas iniziò una serie di attacchi contro lo stato di Israele che sin dal primo momento per gli osservatori un po’ più attenti ha destato subito delle perplessità sia per le modalità che potremmo definire piuttosto “cinematografiche”, considerato l’utilizzo dei parapendii da parte di Hamas, sia per il fatto che varie inchieste hanno dimostrato che quel giorno i primi ad aprire il fuoco sugli israeliani che si sono radunati al festival di Nova sono stati proprio gli uomini delle forze armate israeliane che hanno fatto una carneficina dei loro stessi compatrioti.

Il discorso, evidentemente, si potrebbe già chiudere qui poiché se è provato che sono stati i soldati israeliani ad uccidere in larga parte le persone radunatesi al festival, non siamo di fronte ad alcun “attacco terroristico” ma di fronte al più classico dei “false flag”, ovvero quelle operazioni di falsa bandiera attuate dai servizi segreti, e nelle quali il Mossad vanta una lunga esperienza, a partire da quelle nei quali le barbe finte israeliane hanno pilotato il fenomeno del terrorismo islamico per arrivare al raggiungimento dei propri fini politici e geopolitici, come l’eliminazione dei propri avversari e l’espansione dei confini di Israele.

Senza poi parlare della questione relativa ad Hamas, una vera e propria creatura dello stato ebraico, i cui protagonisti hanno candidamente ammesso di aver finanziato e aiutato pur di togliere dalla scena la vera opposizione dell’OLP di Yasser Arafat ispirata invece alla filosofia politica del socialismo arabo, che sotto certi aspetti può considerarsi una derivazione mediorientale del socialismo nazionale del quale Benito Mussolini è stato a tutti gli effetti il caposcuola nel secolo scorso.

Non sono però ovviamente questioni che interessavano ai vari saltimbanchi accorsi a presenziare all’anniversario di questo evento.

A costoro interessava soltanto baciare la pantofola di Israele per rendere omaggio ai veri padroni della democrazia liberale partorita nel secolo dei lumi dagli “intellettuali” francesi quali Voltaire e Rousseau, di stretta obbedienza massonica, e che non ha fatto altro che accompagnare un processo di scristianizzazione dell’Europa per consegnare lo scettro del potere alla finanza ebraica e alla massoneria e ai loro emissari in Parlamento, di centrodestra e centrosinistra, poiché la contrapposizione tra i due blocchi è falsa e controllata dai veri signori della democrazia che da dietro le quinte hanno in mano le redini del potere.

E c’erano proprio tutti lunedì. C’erano i vari esponenti del governo in carica, quali il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni,  per una volta non fuori Roma, c’era Matteo Salvini che già da anni giura fedeltà allo stato ebraico, c’era il neo ministro della Cultura, Alessandro Giuli, c’era il grottesco Bruno Vespa, il decaduto Gianfranco Fini, caduto sulla via di Gerusalemme potremmo dire, c’era l’imbarazzante Carlo Calenda, presidente di un partito fantasma, la ex ballerina Mara Carfagna, oggi sposata ad un avvocato ebreo romano, Alessandro Ruben, e c’erano il sindaco di Roma, Gualtieri, e il presidente della Regione Lazio, Alessandro Rocca.

Era una vera e propria gara ad accorrere al tempio ebraico pur di ribadire che questi personaggi non sono una espressione di una qualche rappresentanza popolare, ma sono appunto l’espressione di quel mondo sionista che ha saldamente in mano la disgraziata Seconda Repubblica.

Mani Pulite: l’origine dell’esplosione del sionismo in Italia

E’ però impossibile comprendere il processo di sionizzazzione, potremmo dire, della politica italiana senza prima prendere in esame il golpe giudiziario di Mani Pulite del 1992.

Quel processo eversivo nel quale i giudici di Milano hanno agito scientemente per rimuovere chirurgicamente una intera classe dirigente, fatta salva l’eccezione del PDS, erede del PCI, è stato del tutto indispensabile per il passaggio dalla Prima Repubblica, nata certamente già sotto pessimi auspici, quali l’infame tradimento di Cassibile e senza mai disporre della piena sovranità, e la Seconda, nella quale il perimetro della sovranità si è ristretto ancora di più e dove la politica con la P maiuscola è stata sostituita da impresentabili controfigure e magnati quali Berlusconi che hanno provato a riempire il vuoto per salvare i propri interessi di bottega, e quando si è trattato di scegliere tra questi e quelli del Paese, si veda il 2011 e il golpe di Napolitano, non hanno esitato ad eseguire le indicazioni dei centri del potere sovranazionale.

La Prima Repubblica, come detto, non aveva una sua piena sovranità ma aveva dei politici veri che non erano dei semplici gregari ai quali consegnare i vari ordini da eseguire, ma erano dei professionisti della politica per l’appunto che avevano a cuore le sorti della nazione, e non volevano che questa fosse ridotta ad un cortile dell’anglosfera e dello stato ebraico.

Non sono stati in pochi a pagare con il sangue la scelta di volersi spingere al di là del perimetro, ed è questa la sorte occorsa ad Enrico Mattei, condannato a morte dalla CIA per la sua volontà di rompere l’oligopolio petrolifero delle sette sorelle nelle mani dei vari signori del petrolio, quali la famiglia Rockefeller, e Aldo Moro, che aveva un’ambiziosa visione geopolitica in base alla quale l’Italia avrebbe dovuto affrancarsi dalla NATO non certo per entrare nell’URSS, ma per scegliere la sua personale strada nel blocco dei non allineati, in modo così da uscire dalla falsa contrapposizione di quel periodo storico.

Sono stati uomini che hanno avuto una visione di troppo ampio respiro e troppo indipendente da coloro che concepirono la repubblica di Cassibile, che sin dal primo istante è stata etero diretta da Washington, Londra e Israele, ma che nonostante tutto riusciva sempre in qualche modo ad opporsi e a cercare una propria strada al di fuori di quel recinto.

Ed è quello che fecero uomini come Giulio Andreotti che già tra la fine degli anni’70 e degli anni’80 era molto vicino alla causa palestinese tanto da ricevere calorosamente in Parlamento il leader dell’OLP, il citato Yasser Arafat, oppure come fece anche Bettino Craxi quando nel 1985 in carica come presidente del Consiglio si alzava di fronte all’aula di Montecitorio e ribadiva fermamente che la lotta armata dei palestinesi non era “terrorismo” ma una legittima resistenza da parte di chi da ormai 76 anni subisce una occupazione illegale.

Il discorso di Bettino Craxi sull’OLP tenutosi alla Camera nel novembre del 1985

Si potrebbe dire che in quella Prima Repubblica non c’era una goccia di sionismo, ma ad essere diverso era tutto l’impianto della politica.

I politici di professione sapevano cos’era l’arte della politica, avevano una vasta cultura generale e una conoscenza profonda delle relazioni internazionali, ma soprattutto non mettevano il loro Paese all’asta come facevano i loro indegni successori.

La differenza tra Prima e Seconda Repubblica si può riassumere qui. I politici della prima stagione della storia repubblicana avevano un rapporto vero e autentico con il popolo, poiché erano realmente eletti da questo e c’erano altissime percentuali di partecipazione al voto.

Non erano passacarte calati dall’alto dei vari centri del potere sovranazionale. Non erano degli sgabelli sui quali si siede la tecnocrazia come lo sono i “politici” che hanno preso il loro posto.

Erano uomini legati al territorio e avevano tutto l’interesse a far sì che i propri elettori stessero bene e ricevessero i benefici di una economia mista e dello stato imprenditore, a differenza invece di quelli della Seconda Repubblica che invece sono slegati dal territorio e che ora sono persino scesi sotto la soglia della partecipazione del 50 + 1 al voto, a dimostrare chiaramente come ormai la classe “dirigente” uscita dal golpe del 1992 non rappresenti davvero più nessuno, se non sempre più ristretti grumi clientelari e i vari signori del mondialismo, che tra l’altro ora stanno perdendo tutto il potere acquisito nel secolo scorso.

La ratio del golpe di Mani Pulite è da ricercarsi solo e soltanto qui. L’Italia andava accompagnata sul patibolo della globalizzazione e del Nuovo Ordine Mondiale, e non poteva esserci di mezzo una classe dirigente che avesse a cuore le sorti del Paese e che non fosse disposta a mettere all’asta il Paese come avvenuto a bordo del panfilo della regina Elisabetta, sopra il quale il commissario della svendita nazionale, Mario Draghi, liquidava l’industria pubblica senza avere nemmeno alcun mandato governativo, una circostanza ovviamente ignorata dalla magistratura che lasciò tranquillamente consumare quel tradimento a danno dell’Italia e del suo popolo.

La magistratura invece era impegnata ad eseguire la rivoluzione colorata che aveva come obiettivo primario proprio quello, guarda caso, di togliere dalla scena quei protagonisti che negli anni precedenti avevano saputo dire di no all’anglosfera e ad Israele, e i due bersagli privilegiati furono proprio i citati Bettino Craxi e Giulio Andreotti.

Mentre il pool di Mani Pulite si interessava a tangenti che non valevano nemmeno il 5% del patrimonio industriale liquidato da Draghi, e mentre Falcone veniva massacrato assieme alla sua scorta a Capaci quando era vicino a scoprire il riciclaccio di fondi neri dal PCUS al PCI, i giudici perseguivano Bettino Craxi che per primo lanciò l’allarme sulla svendita e denunciò quegli avvoltoi della finanza quali George Soros che erano piombati per cibarsi degli organi vitali dell’Italia e della sua economia.

Sorte forse ancora più infame toccò a Giulio Andreotti che dopo essere stato il presidente del Consiglio negli anni’80 che aveva partorito la più draconiana legislazione antimafia e dopo aver nominato Falcone direttore degli Affari Penali, silurato dal CSM e chiamato “guitto” da Repubblica, venne accusato di mafia da parte di alcuni pentiti che erano rimasti in silenzio per decenni, fino a quando nel 1994 iniziarono improvvisamente a parlare per poi tirare fuori delle versioni piene di buchi e contraddizioni come rilevò correttamente il primo grado del processo, che venne poi magicamente ribaltato fino ad arrivare all’incredibile dictu della Cassazione secondo la quale Andreotti sarebbe stato “mafioso” fino al 1980 per poi misteriosamente redimersi.

La giustizia italiana è questa qui. E’ il guazzabuglio uscito dalla carta costituzionale scritta da diversi massoni che hanno concepito una magistratura in pratica al di fuori dello Stato e che non risponde mai delle sue innumerevoli malefatte, perché, in fin dei conti, fa comodo ai vari poteri massonici e atlantici avere un corpo a propria disposizione separato dal controllo degli altri organi dello Stato.

Mani Pulite è stata possibile perché lo stesso fallace impianto della costituzione ha partorito questa classe di giudici che ormai è fuori controllo e che, non differentemente dalla classe politica, necessita un totale e profondo rinnovamento.

Non si poteva perciò non arrivare, viste le premesse, al punto nel quale siamo arrivati oggi, ovvero quello in cui i politici veri e autentici di una volta che sapevano dire di no allo stato ebraico, come Craxi e Andreotti, sono spariti per essere appunto sostituiti da queste imbarazzanti comparse che non sanno fare altro che indossare la kippah.

Se l’avanzamento verso il Nuovo Ordine Mondiale che si è visto all’inizio degli anni’90 prevedeva e prevede il dominio dello stato ebraico su di esso, non poteva non esserci di conseguenza quel processo di israeliazzazione dell’Italia citato prima.

Si dice poi che la simbologia spesso sintetizzi al massimo i processi politici o le idee filosofiche, e quale esempio più lampante, a questo proposito, della menorah esposto a Montecitorio, salvo quei ridicoli personaggi che hanno provato a negare l’evidenza più lapalissiana.

La menorah di fronte a Montecitorio

E’ triste vedere poi come tale abbrutimento abbia investito anche la Chiesa Cattolica che dopo il Concilio Vaticano II assomiglia sempre di più ad una chiesta protestante ed ebraica, e ciò spiega anche il timore proprio di un esponente della comunità ebraica, quale il rabbino Di Segni, che teme il ritorno del tradizionalismo cattolico perché sa bene che se ciò avviene cala definitivamente il sipario sul potere del sionismo.

E’ una malattia quella della quale stiamo parlando che si è via via estesa sempre di più fino al punto attuale, nel quale ormai la distanza tra la politica e il popolo è troppo ampia, e quando ciò avviene non si può non arrivare al punto in cui il vecchio status quo è destinato inevitabilmente a fallire.

La transizione tra Prima e Seconda Repubblica è servita ad accentrare indubbiamente il potere di Israele e dell’anglosfera, ma il problema presente dei saltimbanchi senza rappresentanza è che quello status quo sovranazionale oggi non esiste più, perché non siamo negli anni’90 e nel secolo dell’impero anglosionista, ma siamo nel secolo della fine dell’impero e del declino dello stato ebraico.

Lo stesso stato ebraico che un tempo metteva a ferro e fuoco il Medio Oriente per anni oggi si ritrova inerme di fronte al massiccio bombardamento dell’Iran che ha umiliato di fronte al mondo Israele.

Stessa sorte toccata all’impero americano smantellato per volontà di Donald Trump che ha deciso di separare la politica estera americana da quella di Israele, e ha condannato quindi all’inevitabile isolamento Tel Aviv, che oggi non solo non è più in grado di seguire la sua agenda sionista, ma che si trova in un delicato momento della sua storia, dal quale non si sa nemmeno bene in quali condizioni ne verrà fuori.

La Seconda Repubblica pertanto, considerato il nuovo equilibro, non può evidentemente sopravvivere dato che sono venute le indispensabili condizioni che ne assicuravano l’esistenza.

Non è chiaro se lo sanno i vari figuri che si sono visti in sinagoga lunedì. Probabilmente sì, ma poco cambia.

Sono nati baciando la pantofola di Israele, e moriranno allo stesso modo.

FONTE

Deficit miliardario, carenza di infermieri e medici in fuga: il Sistema Sanitario Nazionale è al collasso

Come tutti voi lettori sapete, quando si tenta di fare la prenotazione per una visita medica o un esame con il SSN sono guai. Ci sono prenotazioni che vengono date addirittura con un anno di ritardo e questo non fa altro che fare in modo che i malati aggravino la loro situazione.

La politica nega quasi sempre che i problemi siano così seri, questo articolo del giornale l’Indipendente conferma il nostro pensiero e ve lo sottopongo.

Manuela Valletti

“Nel 2023, circa 4,5 milioni di italiani hanno dovuto rinunciare a visite mediche e cure specialistiche, pari a quasi l’8% della popolazione. Tempi di attesa infiniti e difficoltà di accesso alle strutture sanitarie sono tra le cause principali, mentre il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) soffre un deficit di oltre 52 miliardi rispetto agli standard europei. Lo ha attestato la Fondazione GIMBE nel suo ultimo rapporto. Chi può permetterselo, copre le spese di tasca propria, con la spesa sanitaria privata cresciuta del 10,3%. Tuttavia, le persone più vulnerabili, circa 2,5 milioni, hanno dovuto rinunciare alle cure per motivi economici, con un aumento di 600 mila rispetto all’anno precedente. La situazione è particolarmente grave nel Sud Italia, dove solo Puglia e Basilicata rispettano i Livelli essenziali di assistenza (LEA). A complicare ulteriormente il quadro, la grave carenza di personale sanitario: il SSN ha perso tra il 2019 e il 2022 oltre 11 mila medici e il numero degli infermieri, attualmente 6,5 per mille abitanti, resta drammaticamente basso.”

NOSTALGIA, un libro che ci obbliga a riflettere

Di DANILO QUINTO

Quando gli ideali erano la méta e la bellezza l’aspirazione più alta.

Quando la famiglia era il bene più prezioso, da difendere e da custodire.

Quando i giovani erano pieni di speranza, studiavano e lavoravano alacremente per raggiungere gli obiettivi.

Quando gli insegnanti erano un esempio da imitare e la Scuola una fucina del Bene.

Quando le tradizioni erano l’unica ricchezza da difendere …

Fino a qualche decennio fa, passeggiare per il luogo capitale del mondo, che Gesù Cristo indicò come sede della Sua Chiesa, significava inebriarsi di storia, di cristianità, di profumi antichi, del ciarlare con quella dolcezza che solo il dialetto romano può evocare.

La luce di Roma era unica! Entrava nel cuore!

La sera si riverberava nei lampioni, che, come braccia, uscivano dalle pareti dei piani bassi, per avvolgerti con il giallo soffuso che sottende a quella meraviglia di cui si godeva nel camminare per le strade …

Tutto era maestoso, grande l’intenzione di formare e plasmare l’uomo a cose alte, trascendenti …

Era la Roma dei Papi, più bella e altera delle vestigie romane, pronta ad esprimere una volontà Cattolica. Era la Roma che per le sue vie e nell’aria sussurrava la morte di un Papa e l’elezione di un altro Papa, che rimaneva chiuso nelle sue stanze e non se ne andava in giro per il mondo o sugli aerei per cambiare la Verità rivelata.

Quale nostalgia conferisce quella parola: Cattolica … Universale …eravamo stati chiamati a questo con il Battesimo!

Oggi, camminiamo in quelle stesse strade, tutto è morto, tutto è lugubre, tutto è passato.

Dov’è quell’Eternità che ha infuso il coraggio delle virtù eroiche?

Tutto è effimero. Effimero come il tempo, trasandato e puzzolente. Come i peccati che la animano di notte e di giorno …

Povera nostra Italia, senza sua madre – Roma – figlia adottiva di una matrigna perversa – chiamata Europa – che propugna i suoi interessi, gli interessi di pochi, imbellettandosi di sigle e slogan vuoti e sconcertanti, che nulla hanno di umano.

Da lontano, i rumori di una guerra. Di molte guerre che scuotono le paure di pochi. I molti sembrano non accorgesene, sobillati come sono da Governi inetti, da una gerarchia cattolica pusillanime e tiepida, intrisa del Modernismo di origine massonica e satanica.

Poveri nostri figli e figli di una Terra dilaniata dalle brutture più decadenti…

Poveri coloro che, macerati nelle cose del mondo e del mondo schiavi, non riescono neanche più ad indignarsi, avvolti nella loro ignavia.

“Lasciate”, allora, “che i morti seppelliscano i loro morti”:

È disponibile il mio nuovo libro, QUEL SECONDO REGNO – Dove l’umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno https://www.daniloquinto.it/il-mio-nuovo-libro-sul-purgatorio/

Chi lo desidera ricevere, scriva il suo indirizzo postale a questa email: pasqualedanilo.quinto@gmail.com.

Il Comune di Milano ricorre contro l’intitolazione di Malpensa a Berlusconi

Lo ha annunciato il sindaco Sala: “Ci uniamo agli altri Comuni che faranno ricorso”

l Comune di Milano ricorrerà al Tar contro l’intitolazione a Silvio Berlusconi dell’aeroporto di Malpensa, proposto da Regione Lombardia e decretato dal Ministero delle Infrastrutture. Lo ha detto il sindaco Beppe Sala a margine di un convegno in apertura della Green Week, venerdì mattina.

La giunta di Palazzo Marino, secondo quanto ha spiegato Sala, ha approvato la delibera sul ricorso: “Ci siamo associati al ricorso, come altri Comuni. Per le tempistiche non so ancora dire”, ha detto il sindaco di Milano. È plausibile, però, che già la prossima settimana il ricorso sarà presentato al tribunale amministrativo, dopo che i vari Comuni avranno approvato, a loro volta, le relative delibere.

Risale all’estate del 2023, subito dopo la scomparsa dell’ex premier, la decisione di Regione Lombardia di proporre l’intitolazione dello scalo varesino. Il consiglio d’amministrazione di Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile), a inizio luglio 2024, ha recepito positivamente la proposta e, qualche giorno dopo, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha dato il via libera definitivo. Lo scalo si chiamerà “Aeroporto internazionale Milano Malpensa Silvio Berlusconi”.

Immediate le proteste da parte di associazioni e partiti di centrosinistra, petizioni (per intitolare l’aeroporto, piuttosto, a Carla Fracci o Luca Attanasio) e manifestazioni davanti a Palazzo Lombardia. Il sindaco Sala si è subito schierato contro l’intitolazione, puntando il dito soprattutto sulle modalità e la rapidità con cui Enac aveva assunto la decisione, senza confrontarsi con Sea, che gestisce lo scalo e il cui azionista di maggioranza è proprio Palazzo Marino.

Poi Sala ha scritto a Marina Berlusconi, figlia di Silvio, chiedendole, in sostanza, se non sarebbe stato meglio aspettare. Un altro dei figli, Piersilvio, ha confermato che la famiglia non era stata avvisata, ha detto che i figli sono contenti “perché se lo stramerita” e ha aggiunto che “le modalità non sono state proprio perfette”. Ma ha criticato Sala per la lettera alla sorella: “Mi fa ridere, pensasse a Milano”.

Confalonieri: “Le intitolazioni non gli servono”

Un ‘assist’ inatteso è arrivato, proprio venerdì, da Fedele Confalonieri, presidente di Mfe Mediaset (e della Veneranda Fabbrica del Duomo), ma soprattutto storico collaboratore di Berlusconi: “A me ha cambiato la vita, e a tanti, forse a tutti quelli che hanno lavorato con lui ha cambiato la vita”, ha detto, per poi aggiungere che “Berlusconi non ha bisogno di questo (delle intitolazioni, n.d.r.). Ha lasciato una eredità, a prescindere dal ‘ti dedico la via o la piazza’”.

fonte

Nota di Redazione:

Silvio Berlusconi non merita questo trattamento, ha fatto molto per Milano e per l’Italia aveva contro tutti. Sono milanese e mi vergogno di chi amministra la mia città.

Manuela Valletti

LE SPLENDIDE SCULTURE IN BRONZO DI DONNE IN ABITI SVOLAZZANTI DI LUO LI RONG

Luo Li Rong è un’artista cinese rinomata per le sue sculture in bronzo mozzafiato che catturano la grazia e il dinamismo della forma femminile. Il suo lavoro è una testimonianza della bellezza senza tempo delle tecniche di scultura rinascimentale e barocca, che ha padroneggiato e adattato per creare figure che sembrano essere colte a metà movimento, i loro abiti che fluttuano intorno a loro come se fossero catturati da una brezza perpetua. Queste sculture non sono solo opere d’arte statiche; raccontano storie di movimento, eleganza e fluidità del corpo umano. Ogni pezzo è meticolosamente realizzato, con ogni piega della pelle, ogni increspatura del tessuto e ogni ciocca di capelli resi con dettagli sorprendenti. Le sculture di Luo sono celebrate per la loro capacità di trasmettere la bellezza e la grazia della figura umana, rendendole una fonte di capacità d’ispirazione e di generare stupore negli amanti dell’arte di tutto il mondo. Luo Li Rong official

L’italiana Leonardo SPA è diventata il primo produttore di armi a livello europeo

Nel 2022, l’Italia si è posizionata come sesto Paese al mondo nel settore della difesa, con Leonardo SPA come principale azienda europea per la vendita di armi. Secondo il rapporto del Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI), il mercato globale delle armi ha generato 548 miliardi di euro, registrando un calo del 3,5% rispetto al 2021, a causa dell’inflazione e delle interruzioni nella catena di fornitura. Tuttavia, la domanda di armamenti è cresciuta, alimentata dalla guerra in Ucraina, e si prevede un importante aumento dei ricavi nei prossimi anni. Gli Stati Uniti dominano il settore con cinque aziende nelle prime posizioni, seguiti da un’industria del Regno Unito e da tre aziende cinesi a chiudere la top 10. Leonardo si piazza al tredicesimo posto a livello globale, con ricavi pari a 12,4 miliardi di euro. Un’altra azienda italiana di rilievo è Fincantieri, che occupa il 46° posto a livello mondiale, con ricavi per 2,5 miliardi di euro.