Il presidente Trump ha detto che “l’Unione Europea è nata per fregare gli Stati Uniti” e per questo ha applicato dazi del 20% sui prodotti provenienti dall’Europa. La Commissione Europea ha fatto sapere che l’Europa non starà a guardare e “reagirà fermamente e immediatamente”, lasciando intendere la possibilità di “contro-dazi” sui prodotti importati dagli Stati Uniti. Dobbiamo aspettarci un rialzo dei prezzi dei prodotti d’importazione? Ne parliamo con il Professor Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di strategia aziendale all’Università Bocconi di Milano.
Il consumatore Italiano rischia di pagare di più la Coca Cola o il servizio di Amazon
«Se il tema è la licenza ad esempio di Amazon web Services, in realtà noi la compriamo da un’azienda irlandese, e così come la Coca Cola, da un imbottigliatore europeo. La verità è che i dazi non hanno tanto un effetto direttamente sulla singola merce, ma hanno un effetto sull’inflazione sul livello dei prezzi, perché alzano il costo dei fattori produttiVI
Come impattano allora i dazi sul consumatore?
«Molte delle tecnologie americane sono utilizzate dalle imprese nella catena del valore. I dazi si riverberano a valle semmai come costi di produzione. Quindi più che il prezzo di un singolo bene o di una singola categoria merceologica, i dazi hanno un effetto deprimente sulla attività economica. Sono sabbia negli ingranaggi dell’economia. Sono di fatto una
Chi la paga questa tassa?
«Di solito la pagano tre attori: sicuramente la pagano le aziende importatrici che ovviamente pagano di più la materia prima. Poi a pagare sono i consumatori; se l’Europa tassa il software o la licenza d’uso di una tecnologia, il consumatore italiano non paga immediatamente di più, ma l’impresa che usa quel software ha costi più alti, quindi dovrà alzare i prezzi e a quel punto tra qualche mese il consumatore si vedrà un’inflazione di cui non c’è un’origine precisa. Infine è una tassa che pagano tutti i cittadini, perché il dazio aumenta l’incertezza, aumenta l’instabilità, aumenta l’imprevedibilità e dove c’è imprevedibilità non ci sono investimenti
Ma che cosa importiamo dagli Stati Uniti?
«Noi importiamo dall’America moltissime cose, ma che sono molto spesso intangibili: tecnologie, software, elettronica, servizi di banking. Il consumatore italiano, di roba veramente americana sulla quale andranno a impattare i dazi ne compra ben poca. Si tratta più che altro di cose extralusso».
E l’iPhone e la Tesla?
«Sì, l’iPhone è molto popolare, però stiamo sempre parlando di un telefono che costa il doppio di uno normale, così come una Tesla. Il consumatore non se ne rende conto, ma l’America è nel latte che beviamo, nel software che usiamo, nelle fotografie che facciamo. L’America è dappertutto, è l’impero dell’intangibile. L’iPhone sarà più caro? Forse, ma è il lavoratore che lavora di meno e quindi ha meno stipendio che sarà il vero problema. Il dazio aumenta i prezzi e impoverisce il reddito: imporre dazi è una delle cose più stupide che si possa fare».
Quindi imporre dazi non ha alcuna utilità?
«Noi continuiamo a vedere il dazio come nel film “Non ci resta che piangere”: dove andate? Un Fiorino. Una tassa un po’ medievale. Gli americani esportano tantissimi servizi che sono molto più difficili da tassare. Inoltre noi abbiamo un rapporto tra bilancia commerciale e PIL del 65%, l’America del 25%, quindi se impone dazi lo fa sul 12% del PIL. Con i dazi noi ci facciamo male da soli. Quindi attenti a dire che l’Europa risponderà con i dazi, perché potrebbe non essere così, potrebbe rispondere in altra maniera, per esempio con la fiscalità mirata alle aziende americane. Non conviene all’Europa seguire Trump in una guerra dei dazi».
Si dice però che i dazi servano a un Paese per proteggere i suoi lavoratori
«I dazi non hanno alcun effetto di protezione del lavoro nazionale. Dai numeri dell’OCSE, in America solo l’1,7% dei lavoratori è impattato da merci di importazione, in Europa è più alto, il 3,3%, ma stiamo sempre parlando di un 97% di lavoratori che non ha un danno dalle importazioni, al contrario. Quindi l’idea che chi importa ruba il lavoro è una menzogna. Festeggiare i dazi è come il “festival di Tafazi”».
Il dottor Anthony Fauci, un tempo ostentato come il volto della “scienza” globale ed elevato da istituzioni che hanno messo a tacere ogni dissenso, ora è formalmente accusato di omicidio colposo su una scala precedentemente impensabile nella medicina moderna. Il governo della Nuova Zelanda ha presentato accuse per 107.357 capi d’imputazione , segnando la prima importante azione legale contro l’uomo ampiamente considerato il capo architetto della politica globale COVID. Non si tratta di vendetta politica, si tratta di giustizia a lungo ritardata.
Dietro l’immagine pubblica attentamente curata di autorità calma, Fauci ha orchestrato politiche che hanno portato a perdite di vite umane catastrofiche, devastazione psicologica e un crollo delle libertà civili in tutto il mondo. Ora, mentre i mandati internazionali si accumulano e i procedimenti legali prendono forma, la narrazione sta crollando, e con essa il mito del medico benevolo.
Le accuse della Nuova Zelanda non sono simboliche. Il caso contro Fauci si basa su dati, direttive e comunicazioni interne che indicano un modello di negligenza intenzionale e soppressione dolosa di percorsi di trattamento alternativi. I procuratori sostengono che Fauci ha consapevolmente approvato politiche, tra cui il rifiuto di terapie, l’applicazione di lockdown e la spinta incessante per vaccini sperimentali non testati, che hanno portato direttamente a decine di migliaia di morti prevenibili.
Ognuna delle 107.357 accuse corrisponde a un essere umano che è morto mentre trattamenti precoci, sicuri ed efficaci venivano denigrati, mentre la paura e l’obbedienza venivano trasformate in armi e mentre il dibattito scientifico veniva messo a tacere per decreto.
107.357 MORTI — E UN SISTEMA CHE HA PROTETTO I CRIMINALI
Le accuse della Nuova Zelanda non sono simboliche. Il caso contro Fauci si basa su dati, direttive e comunicazioni interne che indicano un modello di negligenza intenzionale e soppressione dolosa di percorsi di trattamento alternativi. I procuratori sostengono che Fauci ha consapevolmente approvato politiche, tra cui il rifiuto di terapie, l’applicazione di lockdown e la spinta incessante per vaccini sperimentali non testati, che hanno portato direttamente a decine di migliaia di morti prevenibili.
Ognuna delle 107.357 accuse corrisponde a un essere umano che è morto mentre trattamenti precoci, sicuri ed efficaci venivano denigrati, mentre la paura e l’obbedienza venivano trasformate in armi e mentre il dibattito scientifico veniva messo a tacere per decreto.
IL CASO DEI CRIMINI CONTRO L’UMANITÀ: LA LINEA DI NORIMBERGA È STATA OLTREPASSATA
Per comprendere la gravità di queste accuse, bisogna guardare oltre i confini nazionali e nel quadro del diritto internazionale . Le azioni di Fauci, in particolare il suo ruolo nell’imporre l’aderenza di massa alle procedure mediche sperimentali, senza il pieno consenso informato o un aperto controllo scientifico, violano il Codice di Norimberga , la Convenzione di Ginevra e il fondamento stesso della medicina etica.
Dalla soppressione di trattamenti come l’ivermectina e l’idrossiclorochina , alla campagna coordinata per censurare i professionisti medici, i whistleblower e persino i pazienti che mettevano in dubbio la narrazione, Fauci ha supervisionato un’infrastruttura globale di coercizione. Non stava agendo come consulente medico, stava operando come esecutore politico con una licenza medica.
Le conseguenze di quelle decisioni sono andate ben oltre il COVID. Hanno innescato ondate di suicidi, fatto crollare le economie, ritardato i trattamenti contro il cancro e distrutto il tessuto sociale di innumerevoli comunità. Lo ha fatto con il pieno sostegno delle aziende farmaceutiche e dei giganti della tecnologia, e ora quell’alleanza del silenzio si sta incrinando.
Ecco la soluzione che proponiamo ai nostri lettori: a 10 minuti dal Lago di Como e da quello di Lugano trovate la Valle più bella in assoluto che si affaccia sui due laghi, è la Valle d’Intelvi. La valle è costellata da 15 paesini stupendi, ricca di opere d’arte e di paesaggi mozzafiato. Questa meraviglia offre ai turisti ottime occasioni per trascorrere una bellissima vacanza alternando gite in battello sui due laghi con passeggiate in una natura incontaminata e lussureggiante.
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ESPOSIZIONI, CONFERENZE, STREET FOOD La ControRassegna prevede 15 giorni in via Formentini 10
“Sculture di Luce”, esposizione di Alta Sartoria di Federico Sangalli, con una fusione innovatiiva tra tessuti e fibra ottica per un effetto di abiti luminosi
“Milan Book Launch”, Infusing Danish Design with the Spirit of Japan con Rizzoli International Publication dedicato a OEO Studio. Presentasione del Catalogo di Design e Arredi del minimalismo giapponese.
BrerArtFood Prodotti di streetfood elaborati dalla tradizione siciliana, a cura di Stefania Lattuca e Domenico Della Salandra
Al termine della manifestazione, dal 15 aprile tornano in Biblioteca le Lezioni dell’Accademia di Brera
SCULTURE DI LUCE
Un luce leggera, delicata, creata dalla fibra ottica smerigliata che insieme alla seta si fonde di nuovo nelle sculture di questa mostra, presentata nella rassegna BRERART& del Centro Internazionale Brera dal 1 al 13 aprile con il designer Federico Sangalli, e che attraversa le due settimane della Milano Art Week e del successivo Fuorisalone.
La fibra ottica insieme al tessuto e ai volumi creati si pone il compito di descrivere una bellezza contemporanea che gioca con i contrasti tra luce e ombra, tra vuoti e pieni, tra forme e spazi. Nel percorso della dicotomia tra il mostrarsi e il celarsi tipici di tutto il lavoro di Federico Sangalli, plasmare la luce, poterla ridurre a materia per darle nuova forma. E’questo il filo conduttore delle creazioni luminose di tessuti che per la prima volta si confrontano con la scultura e con la sua personalissima reinterpretazione.
Sculture in mostra come naturale evoluzione delle creazioni di abiti e accessori di luce.
E’ infatti del 2012 il primo prototipo di abito luminoso del designer. Nell’aprile 2014, durante il Salone del Mobile a Palazzo Visconti, Federico Sangalli ha presentato in anteprima mondiale il primo abito luminoso mai creato nella storia della moda, confezionato, da una sua idea e sotto la sua direzione, dalle sapienti mani delle sue maestranze. Un abito in tessuto di orgaza e fibra ottica in cui la fibra ottica viene smerigliata a mano creando un forte effetto polvere di stelle o cielo stellato.
La storica maison milanese dal 1954, con la sua tecnica sartoriale del cucito a mano, delle macchine da cucire a pedali, in questa mostra incontra il futuro, in una costante ricerca di nuove tecnologie e nuovi linguaggi stilistici.
Non una mostra di moda, ma – dall’esperienza dell’Alta Sartoria – una mostra innovativa di vere e proprie creazioni e sculture di luce. Dove la notte si veste di luce.
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DAL 1 APRILE AL 13 APRILE 2025ESPOSIZIONI CONFERENZE, STREET FOOD
La ControRassegna prevede 15 giorni in via Formentini 10“Sculture di Luce”, esposizione di Alta Sartoria di Federico Sangalli, con una fusione innovatiiva tra tessuti e fibra ottica per un effetto di abiti luminosi“Milan Book Launch”, Infusing Danish Design with the Spirit of Japan con Rizzoli International Publication dedicato a OEO Studio. Presentasione del Catalogo di Design e Arredi del minimalismo giapponese. BrerArtFood Prodotti di streetfood elaborati dalla tradizione siciliana, a cura di Stefania Lattuca e Domenico Della SalandraAl termine della manifestazione, dal 15 aprile tornano in Biblioteca le Lezioni dell’Accademia di Brera
SCULTURE DI LUCEUn luce leggera, delicata, creata dalla fibra ottica smerigliata che insieme alla seta si fonde di nuovo nelle sculture di questa mostra, presentata nella rassegna BRERART& del Centro Internazionale Brera dal 1 al 13 aprile con il designer Federico Sangalli, e che attraversa le due settimane della Milano Art Week e del successivo Fuorisalone. La fibra ottica insieme al tessuto e ai volumi creati si pone il compito di descrivere una bellezza contemporanea che gioca con i contrasti tra luce e ombra, tra vuoti e pieni, tra forme e spazi. Nel percorso della dicotomia tra il mostrarsi e il celarsi tipici di tutto il lavoro di Federico Sangalli, plasmare la luce, poterla ridurre a materia per darle nuova forma. E’questo il filo conduttore delle creazioni luminose di tessuti che per la prima volta si confrontano con la scultura e con la sua personalissima reinterpretazione.Sculture in mostra come naturale evoluzione delle creazioni di abiti e accessori di luce. E’ infatti del 2012 il primo prototipo di abito luminoso del designer. Nell’aprile 2014, durante il Salone del Mobile a Palazzo Visconti, Federico Sangalli ha presentato in anteprima mondiale il primo abito luminoso mai creato nella storia della moda, confezionato, da una sua idea e sotto la sua direzione, dalle sapienti mani delle sue maestranze. Un abito in tessuto di orgaza e fibra ottica in cui la fibra ottica viene smerigliata a mano creando un forte effetto polvere di stelle o cielo stellato. La storica maison milanese dal 1954, con la sua tecnica sartoriale del cucito a mano, delle macchine da cucire a pedali, in questa mostra incontra il futuro, in una costante ricerca di nuove tecnologie e nuovi linguaggi stilistici.Non una mostra di moda, ma – dall’esperienza dell’Alta Sartoria – una mostra innovativa di vere e proprie creazioni e sculture di luce. Dove la notte si veste di luce.
Le fornaci della raffineria di Argor-Heraeus, in Ticino, ruggiscono 24 ore su 24, scandite dall’occasionale rumore di un lingotto d’oro appena colato che esce dallo stampo.
Secondo Robin Kolvenbach, co-direttore generale, la raffineria non è mai stata così frenetica e la fonderia è operativa 24 ore su 24 da dicembre, per far fronte alla crescente domanda di lingotti d’oro da un chilogrammo proveniente da New York.
“La domanda è aumentata notevolmente – dichiara Kolvenbach –, generalmente i periodi di picco durano una o due settimane, ma uno come quello attuale, che dura da più di tre mesi, è abbastanza raro”.
Da dicembre, la paura che Donald Trump possa introdurre dazi sulle importazioni d’oro ha scosso il mercato, contribuendo a far raggiungere all’oro il suo massimo storico di quasi 3’000 dollari (2’650 franchi) per oncia. Più di 61 miliardi di dollari di lingotti sono arrivati negli Stati Uniti, mentre i commercianti si affannavano per evitare i possibili dazi, alterando i dati commerciali del paese e generando una carenza di metallo a Londra, che è il principale centro di scambio dell’oro a livello globale.
La corsa all’oro verso gli Stati Uniti ha tenuto Kolvenbach molto occupato, grazie a una curiosità dei mercati globali dell’oro: i due principali mercati utilizzano lingotti di dimensioni diverse. A Londra, la maggior parte degli scambi avviene con lingotti da 400 once, ciascuno del peso di circa 12,5 kg e delle dimensioni di un mattone.
La borsa Comex di New York (la New York Commodity Exchange), invece, fa riferimento a lingotti da 1 kg, delle dimensioni di uno smartphone. Questo implica che i lingotti che attraversano l’Atlantico debbano prima passare per la Svizzera – sede delle maggiori raffinerie di oro – per essere fusi e riformati.
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In un contesto in cui le transazioni finanziarie si svolgono in tempo reale, il boom del commercio triangolare evidenzia quanto il mercato dell’oro dipenda fisicamente dai lingotti di metallo. In tempi normali, gli scambi di miliardi di dollari in oro avvengono senza che i lingotti lascino mai i caveau.
Le distorsioni causate dalle politiche commerciali radicali di Trump hanno però messo sotto pressione il sistema. Anche se Trump non ha mai parlato direttamente di dazi sui lingotti, il minimo accenno alla possibilità che lo facesse è stato sufficiente ad aumentare il prezzo dei futures sull’oro negli Stati Uniti rispetto a Londra, creando un’opportunità di arbitraggio per gli operatori disposti a trasportare il metallo oltre l’Atlantico.
L’ultima volta che si era verificato un divario di prezzo simile era stato durante le prime fasi della pandemia, ma la riserva d’oro di New York ha ora superato anche il record dell’era Covid.
“La natura fisica dell’oro è qualcosa che viene spesso sottovalutata, soprattutto da una parte di finanzieri che lo scambiano ogni giorno sui loro Bloomberg”, racconta John Reade, senior market strategist del World Gold Council. “L’oro ha sicuramente delle caratteristiche finanziarie, ma è anche un bene fisico”.
Crisi di liquidità
Il viaggio dei lingotti d’oro destinati a New York inizia nei profondi caveau della Banca d’Inghilterra (BoE) nel cuore della City di Londra. Quando viene effettuato un ordine di ritiro, un addetto si reca nel caveau ed “estrae” l’oro richiesto, spesso spostando altri lingotti per individuare quelli giusti. Poiché Londra è costruita su terreni argillosi, le fondamenta morbide degli edifici della BoE consentono di impilare l’oro solo fino all’altezza delle spalle.
Altri sviluppi
Una ONG svizzera smaschera il commercio industriale dell’oro africano
Questo contenuto è stato pubblicato al30 mar 2023 Le raffinerie svizzere sono i principali destinatari dell’oro estratto nei siti industriali africani, ma non sono disposte a condividere i dettagli.
Questo processo, che richiede tempo, ha creato il più grande collo di bottiglia nella catena di approvvigionamento dei lingotti da 1 kg. Il personale incaricato di estrarre l’oro deve essere altamente qualificato, ben addestrato e sufficientemente forte per sollevare i lingotti durante tutta la giornata. Non è dunque possibile aumentare rapidamente il numero di addetti per soddisfare la domanda urgente.
I primi segnali di un aumento della domanda sono emersi all’inizio di dicembre, quando gli operatori del settore si sono riuniti a una cena organizzata dalla London Bullion Market Association (LBMA) alla National Gallery, discutendo della crescente richiesta dagli Stati Uniti.
Mentre gli operatori cercavano di trasferire l’oro da Londra a New York, la coda per ritirarlo dalla BoE è rapidamente aumentata a più di quattro settimane, creando una crisi di liquidità nel mercato londinese dei metalli preziosi.
I tassi di locazione a breve termine per l’oro hanno raggiunto livelli record, mentre gli operatori faticavano a procurarsi il metallo fisico, aumentando così i costi del capitale per le raffinerie e i produttori di gioielli.
“C’è stata una forte domanda di slot per le consegne – ha dichiarato il vice governatore della BoE, Dave Ramsden, in una conferenza stampa a febbraio, dove ha raccontato di essersi trovato bloccato in un camion nella bullion yard mentre entrava nell’edificio all’inizio della giornata – ma l’oro è un bene fisico, quindi ci sono reali vincoli logistici e di sicurezza”.
La BoE detiene lingotti per conto di decine di banche centrali e banche commerciali, mentre solo il 6% dell’oro nei suoi depositi appartiene al Tesoro britannico.
La posizione dominante di Londra nei mercati dell’oro fisico – nonostante le inefficienze segnalate da Ramsden e il ruolo di New York come centro principale per i futures – è in parte dovuta alle commissioni più basse applicate dalla BoE rispetto ai caveau commerciali rivali. La sua posizione riflette anche la fondamentale importanza della fiducia nel mercato dell’oro: gli investitori e le banche centrali sono felici di parcheggiare il loro oro sotto Threadneedle Street grazie alla secolare storia di affidabilità.
“Londra ha un vantaggio storico indiscutibile, che risale al periodo del gold standard, che ha funzionato molto bene dal termine delle guerre napoleoniche fino alla Prima Guerra Mondiale”, chiarisce Jim Steel, capo analista dei metalli preziosi presso HSBC. “C’è una lunga tradizione di operazioni sull’oro da parte del Regno Unito e della Banca d’Inghilterra”.
Una volta lasciati i caveau della BoE, i lingotti vengono solitamente caricati su camion blindati e trasportati all’aeroporto di Heathrow, da dove vengono inviati a Zurigo a bordo di aerei passeggeri. Per motivi assicurativi, ogni volo può trasportare solo cinque tonnellate d’oro.
Da Zurigo, l’oro viene inviato a una raffineria, dove viene fuso e rifuso prima di tornare negli Stati Uniti. Il costo complessivo di questo viaggio tra Londra e New York, comprensivo di trasporto e rifusione, varia tra i 3 e i 5 dollari per oncia, secondo il World Gold Council.
Presso la raffineria Argor-Heraeus, situata a Mendrisio, vicino al confine con l’Italia, i lingotti d’oro vengono fusi e riformati in una lunga striscia all’interno di una macchina a colata continua. Poiché i lingotti da 400 once sono già “oro fino” (con purezza del 99,99%), non necessitano di ulteriore raffinazione, ma solo di un rimodellamento.
La striscia d’oro proveniente dalla fusione viene quindi tagliata in pezzi da circa un chilogrammo. Dopo un aggiustamento del peso, i pezzi vengono fusi di nuovo, versati in forme da un chilo, raffreddati, stampati e lucidati.
Facendo il giro della fonderia, Kolvenbach ci indica due operai che stanno versando manualmente barre da un chilo nei forni: il processo continua 24 ore su 24, per soddisfare l’elevata domanda. La raffineria non si limita però a rifondere lingotti. Riceve anche lingotti grezzi dalle miniere, li raffina in oro, argento e altri metalli, produce gioielli e gestisce una zecca che stampa lingotti d’oro più piccoli. Kolvenbach spiega che alcune delle attività più rilevanti avvengono nel laboratorio della raffineria, che testa meticolosamente ogni lingotto che arriva.
La crisi di liquidità nel mercato dell’oro ha avuto un effetto doloroso all’interno della raffineria, facendo lievitare i tassi di locazione dell’oro preso in prestito a breve termine. Per ridurre il fabbisogno di capitale ed evitare l’esposizione alle fluttuazioni dei prezzi, le raffinerie solitamente affittano gran parte dell’oro che lavorano. L’improvvisa impennata dei tassi di leasing di quest’anno ha aumentato significativamente i costi operativi di Argor-Heraeus e di altre raffinerie.
Kolvenbach ha definito l’evento come un “cigno nero” che ha radicalmente cambiato la sua base di costi e ha aggiunto che “assolutamente è stata una sofferenza, per l’intero settore, perché alla fine tutti ne sono stati colpiti”. Anche se i tassi di locazione sono diminuiti rispetto ai picchi di febbraio, sono ancora circa tre volte superiori ai livelli normali.
Differenze di dimensione dei lingotti
Gli operatori del settore offrono spiegazioni diverse su perché New York e Londra non utilizzino lingotti d’oro delle stesse dimensioni per i loro contratti.
“Ha senso? No”, risponde Kolvenbach. “Anch’io mi sono posto la stessa domanda. Ad essere sinceri, non ho mai trovato una spiegazione adeguata”.
Comex ha provato a introdurre un contratto futures per lingotti da 400 once durante la pandemia, ma non ha avuto successo. Ruth Crowell, direttore generale della LBMA, ritiene che in futuro i mercati dovrebbero utilizzare barre della stessa dimensione: “Mi piace pensare che, dopo questa vicenda, saremo tutti d’accordo sul fatto che Londra e New York dovrebbero considerare la forma e le dimensioni dei lingotti”.
Tuttavia, sostiene Reade, il sistema persiste principalmente per inerzia e aggiunge: “Sicuramente crea opportunità finanziarie per chiunque sia coinvolto in questo processo, dai raffinatori agli spedizionieri, fino a chi è disposto a correre il rischio di acquistare lingotti da un chilo e spedirli a New York”.
Oggi, mentre i timori di dazi sull’oro si affievoliscono, il flusso d’oro verso New York sta rallentando. Se la spinta protezionistica di Trump dovesse davvero allontanare i metalli preziosi, gli operatori si aspettano che il flusso si inverta, poiché i detentori di oro a lungo termine guardano ai costi di stoccaggio più bassi di Londra. Quando ciò accadrà, le fornaci svizzere dell’oro torneranno a funzionare 24 ore su 24.
Con la presentazione dei nuovi ed esclusivi bracciali donna, Nomination inaugura una nuova stagione offrendo gioielli di grande impatto per una clientela sempre più esigente.
Personalizzare è d’obbligo In una società tanto diversificata la personalizzazione anche dei gioielli diventa quasi obbligatoria. Nomination la rende avverabile offrendo la possibilità di creare gioielli assemblando tessere con lettere, pietre, simboli ad ogni cliente. Ognuno potrà quindi creare un pezzo unico, un gioiello prezioso sia per la sua intrinsica bellezza che per la assoluta unicità ed eleganza.
Esprimersi creando La necessità di esprimersi appartiene a tutti, scegliere di farlo con i gioielli è di per se una alternativa molto particolare e originale. Nella creazione del proprio bracciale ogni donna potrà esprimere se stessa inserendo pietre del colore preferito, lettere e simboli che mostreranno al mondo la sua personalità, i suoi sogni e i suoi desideri. Il gioiello che indosserà rispecchierà solo e unicamente lei e le darà modo di distinguersi con classe.
Un regalo, un messaggio Avere una amica del cuore significa anche conoscere i suoi gusti e le sue aspirazione. Quante volte ci si arrovella per fare un regalo che soddisfi le aspettative di chi amiamo? Con la stessa sapienza con cui una donna riuscirà a creare un gioiello per se stessa, sarà in grado di realizzare un bracciale fantastico per la sua migliore amica. Il gioiello parlerà di loro e consoliderà una splendida amicizia.
Comunicare con i gioielli è una scelta raffinata, Nomination offre a tutti la possibilità di farlo con stile, con materiali di pregio, con pietre preziose e a costi contenuti. La nuova collezione di bracciali donna esprime l’evoluzione in atto in questo negozio che si propone raggiungere una clientela sempre più vasta ed esigente.
Questa pubblicazione è come un battito cardiaco tremante nel petto di una nazione e del suo popolo alla disperata ricerca della verità.
Non si tratta solo di un singolo evento congelato nel 1963; riguarda l’anima del nostro paese, l’ultima fragile possibilità per il nostro governo di sbucciare gli strati del male e lasciare che la luce della trasparenza risplenda.
Per decenni, ci hanno dato da mangiare frammenti di informazioni, siamo stati sommersi da speculazioni e lasciati a chiederci cosa fosse stato sepolto sotto il peso dei francobolli classificati.
Ora, siamo sull’orlo del precipizio: sarà questo il giorno in cui finalmente ci verrà detta la verità?
Il significato di questo momento è più profondo della curiosità. È una supplica, una richiesta, un punto di rottura per il nostro paese.
La segretezza nel nostro governo è diventata un cancro, che sta divorando la fiducia che ci tiene uniti.
Ogni documento nascosto, ogni riga censurata, ogni decisione a porte chiuse: è un’altra crepa nelle fondamenta di ciò in cui dovremmo credere.
Ci viene detto che è per il nostro bene, che la verità è troppo complicata, troppo pericolosa. Ma questa scusa è diventata debole. Non è protezione; è controllo. È un governo che ha dimenticato di esistere per servirci, non per incombere su di noi come un enigma intoccabile.
Questa segretezza non oscura solo il passato, avvelena il presente. Si insinua nel modo in cui siamo governati, nelle leggi approvate alle nostre spalle, nella sorveglianza che non dovremmo notare, nelle guerre che ci dicono essere necessarie senza mai sapere perché.
È il motivo per cui siamo divisi, per cui ci urliamo l’un l’altro, perché siamo stati lasciati a riempire il vuoto con le nostre paure e supposizioni. Una democrazia non può sopravvivere di ombre; ha bisogno della luce del sole, senza filtri e implacabile. Quando il governo accaparra la verità, non ci tradisce solo, ma smantella l’idea stessa di “noi il popolo”.
Se oggi ci deludono, se ci consegnano mezze verità o altre pagine oscurate, non è solo una delusione, è una campana a morto.