Il dialetto milanese

Proverbi in milanese

Anca a Milan quand pioe

Che cos’è il dialetto

Dal punto di vista glottologico ed espressivo, non c’è alcuna differenza tra lingua letteraria e dialetto: entrambe hanno una formazione storica dovuta a fattori assai complessi, anche se i dialetti esprimono una tradizione di cultura e letteratura meno complessa ed autorevole. Perciò è errato ritenere che i dialetti siano una degradazione della lingua letteraria. La verità è che tra il concetto di “dialetto” e l’altro di “lingua letteraria” esiste solo un rapporto logico, per cui l’una cosa non può intendersi senza l’altra, tanto che sarebbe assurdo parlare di dialetto senza presupporre una lingua nazionale e viceversa.

Le origini del nostro dialetto

La pianura padana era abitata, prima della venuta dei Latini, da tribù mediterranee, liguri, retiche, iberiche (originarie della penisola occupata oggi da Spagna e Portogallo). Non è rimasta nessuna traccia scritta del loro linguaggio. Però alcune parole o “radici”, a quanto affermano gli studiosi, indicano senz’ombra di dubbio ancor oggi la loro appartenenza a queste antiche parlate pre-latine.Poco dopo l’anno 600 a. C. l’equilibrio etnico esistente nella zona subisce un primo, robusto scossone. Alle popolazioni dominanti del nord, quelle liguri cioè, si mescolano i Celti, che i Romani più tardi chiameranno Galli. Di origine asiatica, i Celti arrivano in Italia dai paesi nordici, specie dalle terre dell’odierna Germania e della Francia del nord. Il loro arrivo provoca notevoli effetti, sulle popolazioni e sul loro modo di vivere. I Celti finiscono così per condizionare in maniera determinante la vita, i costumi, la lingua delle etnie preesistenti.L’influenza celtica è lunga e duratura. I vocaboli che portano sono soprattutto relativi alla guerra,alle armi, alle fortificazioni. Oggi si riescono ad individuare nei dialetti settentrionali molte parole di origine celtica, pur se modificate o alterate dal latino dei Romani conquistatori

Il Meneghino

Innanzitutto perché meneghino? Il termine deriva dal diminutivo di Domenico, Domenichino che si trasforma prima in Menego e poi in Meneghino. Come lingua parlata dai domenici, dal latino dominici, che appartengono al Signore, per estensione dai servitori, cioè usata da chi era uso servire, dal popolo minuto, come contrapposizione al latino o lingua dotta, parlata dalla nobiltà e da quanti avessero un potere da esercitare.
Un’altra ipotesi si rifà sempre al vocabolo Domenichino, ma come nome derivante dall’uso invalso presso i milanesi dell’epoca di assumere temporaneamente, per il solo giorno di Domenica, un servo che permettesse loro, così, di ostentare, nelle giornate delle visite e dei ricevimenti, una dovizia di personale, in effetti inesistente. Il dialetto a Milano e dintorni è solo la lingua di chi lavora, di chi è sottomesso, e non come altrove la lingua di tutti gli abitanti di una zona.
Il dialetto milanese pur avendo ovviamente fondamenta latine, risente degli influssi di quanti hanno governato, imponendo de facto, se non formalmente, i loro usi e il loro linguaggio. Abbiamo quindi parole di chiara origine gallica, gotica, longobarda, francese, spagnola, austriaca oltre ad altre che sembrano nate spontaneamente non riuscendo a scoprirvi radici straniere.
I vocaboli che verranno via via citati, sono del dialetto milanese, parlato a Porta Cicca (Porta Ticinese), precisazione necessaria perché come tutti i dialetti anche quello milanese si differenzia a volte, anche se di poco, da zona a zona della stessa città. Dalle più antiche radici celtiche derivano: cavagna = cesta, gerla dal celtico kavagna
ciapà = prendere dal celtico hapà = prendere
rusca = buccia dal celtico rusc = buccia
forest = uno di fuori dal celtico fforest = selvatico.
Espressioni che evidenziano le radici latine sono ad esempio: te du nagott = non ti do nulla
(se tornassimo indietro nel tempo, in pieno periodo aureo, il Cicerone di turno al popolano che gli avesse chiesto qualche cosa avrebbe risposto: “tibi do nec guttam” = non ti do neppure una goccia ,per dire: non ti do nulla); da “tibi do nec guttam” al milanese te du nagott il passaggio è breve.
Un altro modo di dire rimasto nel gioco dei bambini: arimortis = per indicare una richiesta di interruzione di un gioco. Il modo di dire ricorda l’uso latino delle arae mortis = gli altari della morte, elevati al termine della battaglia per onorare i caduti. Una indicazione sacra di tregua rimasta ormai solo nel linguaggio dei bambini.
Esistono anche vocaboli di origine greca come usmà = odorare, annusare dal greco osmè (annusare), rüff= pattume, spazzatura, dal greco rupos (spazzatura)
Dal provenzale si può far derivare: dumà = solamente, solo, dal provenzale Mà (solo),
quatà = coprire, dal provenzale Descatar (coprire)
Dal Longobardo derivano: grinta = grinta da ghign, topich = inciampo, ostacolo,
sgurà = lavare con energia, müchela = smettila.
Dallo spagnolo potrebbe derivare il termine panposs = pane raffermo, pita = chioccia, tumatis = pomodori, da tomatos
Dal francese derivano: articiock = carciofo, da Artichaut (carciofo), assè = abbastanza (es. veghen assè = averne a sufficienza), dal francese Assez (abbastanza), giambun = prosciutto, da jambon (prosciutto)
Dall’austriaco può derivare il termine baüscia = sbruffone, da bauschen (pronuncia bauscien) = gonfiarsi, ghell = soldo, da geld, (pronuncia dura gheld ) = soldi, quattrini, moneta, scoss = grembo da schoss = grembo (Es. tirass el fiö in scoss= prendere il figlio in grembo)

(Per il testo ringraziamo La rete di Melegnano e dintorni, un sito ricco di contenuti che vi invitiamo a visitare )

Un altro sito che vi segnaliamo è El Milanes, il Portale Generale della Lingua Milanese, vi troverete poesie, barzellette, canzoni, foto d’epoca e un “Corso di Milanese” che si tiene on line.

Dizionarietto Milanese/ Italiano

Anca a Milan quand pioeuv l’acqua la bagna

Anche a Milano quando piove l’acqua bagna

A Milan quell che no se pò fa incoeu sel se fa doman
A Milano quello che non si può fare oggi si fa domani

A trovà i parent de Milan besogna andà con pien i man
A far visita ai parenti di Milano bisogna andare con le mani piene

De Milan ghe n’è domà vun
Di Milano ce n’è uno solo

In Milan con de quist se troeuva tuttcoss
A Milano con questi (soldi) si trova tutto

Milan e poeu pù
Milano e poi più

La cusinna a Milan, la cort a Romma
La cucina a Milano, la corte a Roma

Modi di dire

Và via gialdùn!  Va via giallognolo! (vai via brutto muso) 

Vess a pan e pessitt  Essere a pane e pescetti (essere ridotti alla fame) 

Voia de laurà saltumm adoss  Voglia di lavorare saltamiaddosso (riferito a persona pigra)

 Vaar mé on pioeucc  Avaro come un pidocchio 

 Vonc mé on ratt   Voncio come un ratto (persona sporca)

 Va a ciapà i ratt   Vai a prendere i topi (modo scherzoso per mandare a quel paese) 

Va fora di pè Vai fuori dai piedi (vattene)

 Va scuà l mar  Va a scopare il mare (vai a perder tempo da un’altra parte) 

Stà schisc  Stare schiacciato (stai fermo e non muoverti)

dai siti:

Storia di Milano
Storia di Milano – Wikipedia
Agenda Milano
Ricerche Milanesi